Recensione: Blasted
“… ECCO! … Hanno sbagliato, mi hanno passato il CD di una band messo dentro la custodia di un’altra …”, poi controllo bene, guardo e riguardo, NO! Sono proprio i romani Reapter, la band che nel 2016 ha pubblicato ‘Cymatics’ e che ora ritorna con l’esplosivo ‘Blasted’, edito dalla genovese Nadir Music e disponibile dal 21 gennaio 2022.
Il motivo delle mie perplessità risiede nel fatto che questo nuovo ‘Blasted’ non è neanche lontanamente parente del valido ‘Cymatics’. Da un ascolto superficiale, se non ti dicono che sono i Reapter, non ci arrivi mica a capirlo. Solo approfondendo ti accorgi che la pesantezza del sound ed il taglio delle chitarre è quello, ma, per il resto, la band è passata da un Thrash tecnico e progressivo ad un dirompente e più istintivo Death Thrash, svoltando improvvisamente senza mettere la freccia e creando una bella fila di tamponamenti dietro.
I Reapter sono scesi all’Inferno e sono risaliti con in mano un album feroce, senza compromessi, di quelli che ti si piantano in testa e si ricordano.
Non è giusto fare paragoni con i lavori passati, il cambio di stile è troppo netto. Precisiamo: non che prima i Reapter suonassero canzoncine … anzi … il già citato ‘Cymatics’ è parecchio poliedrico ed articolato e si ascolta più che volentieri, semplicemente, ora sono passati a qualcosa di estremamente diverso, una nuova scelta artistica che li ha portati ad esplorare territori più selvaggi ed ombrosi, comunque non facili da percorrere, parecchio intasati e con tanti ostacoli rappresentati da scontatezza e prolissità.
Ostacoli che i Reapter superano con buona perizia, riuscendo ad emergere dalla massa e tirando fuori un’energia esplosiva ad ampio raggio, manifestata in otto pezzi dal tiro dinamico ed incisivo, risultato del lavoro di una squadra molto compatta che, nonostante la scelta radicale, è rimasta la stessa, senza cambiare neanche un musicista. Se non è segno di affiatamento questo!
Il massiccio ‘wall of sound’ costruito dalle ritmiche è nero e impenetrabile, ci si schianta contro senza scampo, con batteria e basso che formano un corpo unico, ben fermo e piantato.
Coinvolgono parecchio gli stacchi tra il furore scatenato dalle parti Thrash/Death, con il cantato in growl, e le profonde sezioni musicali, dove è il lavoro certosino delle chitarre a proseguire il racconto, con taglienti giochi di assoli e di Twin Guitars che cambiano drasticamente il colore della trama musicale, permeandola di luce.
Un continuo chiaro-scuro che porta un messaggio positivo attraverso il racconto di esperienze vissute dall’individuo nella vita reale. I Reapter sono concreti.
Parlando di qualche brano, ‘Blasted’ non fa prigionieri: la scure cala di colpo con l’immediata ‘No Backrds Step’ e la sua andatura Death ‘N’ Roll.
Non è da meno la diabolica ‘Cold War’, dal refrain pestato e sintetico.
I Reapter non si limitano a correre follemente: il procedere cadenzato di ‘Riot’ è inesorabile, con l’alternarsi delle voci growl e scream che ricorda due demoni che lottano tra loro (o che parlano di politica … oops!).
’10 Days’ è un Thrash abrasivo con qualche sfumatura del retaggio della band, con una linea di chitarra nel refrain che taglia in due, mentre la sofferenza che esce da ‘Eve’ frantuma tutte le certezze.
Ottima chiusura ad opera di ‘Wall of Death’, epica e furibonda allo stesso tempo è un vero assalto sonico.
‘Blasted’ è stato registrato da Giuseppe Orlando (November, Inno) ed è stato mixato e masterizzato da Tue Madsen degli Antfarm Studios.
Lavoro maturo, mostra una band dalle idee chiare che ha voluto cambiare il proprio stile artistico in modo drastico, sapendo però come affrontarne i rischi.
Non so cosa i Reapter hanno in serbo per il futuro ma, sicuramente, questo ‘Blasted’ lascia il segno. Ottimo!