Recensione: Blazing Star
Spesso mi sono posto una domanda riguardo l’attuale scena musicale italiana (e perché no, anche internazionale): come mai sono sempre di meno i gruppi che si cimentano il quel fantastico sound che rese grande, al tempo, il magnifico Malmsteen e che contribuì poi a forgiare band del calibro di Stratovarius, Rata Blanca, Stump e compagnia varia? Evidentemente questo sound, spesso confuso con il power metal odierno, è quanto di più frainteso possa esistere. I Blazing Star sono stati fondati dal toscano Max The Axe, un guitar hero devoto al maestro Malmsteen, proprio con l’intento di portare alla ribalta questo magnifico sound. Max, circondatosi da musicisti dal talento davvero elevatissimo (Tomas Ticciati al basso e Tommaso Lanese al microfono ed alle tastiere) è riuscito a produrre, con grande passione e sacrificio, una demo in tutto e per tutto leggendaria, composta da canzoni che vanno a riprendere, rinfrescare e rinnovare quel rock neoclassico che s’incontra con il Class più fiero e graffiante.
Il primo componimento è il perfetto manifesto della musica di Max e compagni. Infatti, la title track Blazing Star, tra assoli al fulmicotone e ritmi incendiari corre all’impazzata sulle sue incredibili e roventi piste di neoclassical Heavy Metal come una scintillante ed elegante Testa Rossa, si, perché è proprio elegante la parola giusta per descrivere questa canzone. Infatti ritornelli impeccabili, una prova vocale davvero magistrale per il genere suonato, l’ottimo basso di Tacciati, il tutto supervisionato dai millimetrici “electric riff” di Max, contribuiscono a creare un componimento ruggente e preciso. Con la seconda canzone del disco, Love Criminal, i Blazing Star riescono a fondere in maniera perfetta l’Heavy/Pomp rock al Class Metal più solenne, eroico ed impetuoso: infatti attraverso epici ritornelli, una magniloquente costruzione strumentale ed un incedere struggente ed assassino prende vita questo autentico tripudio melodico di regale rock music. E’ la volta del tributo ora, no, non a Malmsteen, sarebbe stato troppo banale, in fondo, l’intero EP è intrinsecamente un tributo al maestro (e, per una sorta di proprietà transitiva, agli eroi classici che ne ispirarono le gesta), è la volta invece di un tributo agli Stratovarius con la cover della splendida Father Time riarrangiata e riproposta dai Blazing Star in maniera a dir poco magistrale.
Il disco è chiuso dall’omaggio a quegli eroi classici citati qualche rigo più su e rappresentato dall’Adagio di Albioni, qui presente in una solenne riproposizione in chiave elettrica sapientemente rielaborata da Max e dai suoi compagni di viaggio e che va a porre il sigillo finale a questo suo raffinato, elegante, sentito e sensuale tributo alla musica.
Vincenzo Ferrara.