Recensione: Bleed For Passion

Di Andrea Bacigalupo - 6 Gennaio 2020 - 19:02
Bleed For Passion
Band: Faithsedge
Etichetta: Scarlet Records
Genere: Hard Rock 
Anno: 2019
Nazione:
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Bleed For Passion’ è il quarto album dei californiani Faithsedge, disponibile dal 26 luglio 2019 attraverso la label Scarlet Records.

Il gruppo è composto da musicisti di provata esperienza: alla voce c’è Giancarlo Floridia, anche compositore ed ideatore del progetto, che, nella sua carriera, ha collaborato con personaggi del calibro di Juan Croucier (bassista nei Dokken e nei Ratt), Fabrizio Grossi (bassista e produttore di Steve Vai, Alice Cooper, House of Lords), Jeff Pogan (chitarrista nei Suicidal Tendencies in ‘World Gone Mad’ del 2016) ed Alessandro del Vecchio (polistrumentista e produttore di Hardline, Mr Big, Place Vendome, Voodoo Circle, L.A. Guns) per citarne alcuni; la chitarra è imbracciata da Alex De Rosso, che ha iniziato nei veneti Dark Lords, sostituendo Alex Masi, un altro grande delle sei corde, ed andando poi a suonare con i Dokken sostituendo John Norum (ci bastano questi due nomi per capire di che talento stiamo parlando), oltre ad una marea di collaborazioni e partecipazioni; il bassista è Timothy Gaine, che ha portato i colori giallo-neri negli Styper, coloro che, per primi, hanno dimostrato, con il loro  Christian Metal, che la nostra non è solo la musica del diavolo; infine dietro le pelli è seduto Matt Starr, che ha lavorato con Ace Frehey ed i Mr Big.   

Da quattro elementi così non poteva che uscire un album di granitico ed energico Hard Rock, quello a diretto contatto con l’Heavy Metal, che ha scatenato tifoni sonori nella west coast statunitense, e non solo, negli anni ’80 e inizio ’90 ad opera dei già citati Dokken e Stryper e di Motley Crue, Great White, Keel, Tesla e tantissimi altri.

Faith 2019

In ‘Bleed For Passion’ i componenti dei Faithsedge non dimenticano di aver fatto parte di questo movimento seguendo, però, la loro strada, esponendo un sound personale ed adrenalinico, fatto di fatica e passione, trasportato nel nuovo millennio per mezzo di una produzione tagliente e moderna.   

Giancarlo ha una voce forte, ribelle e diretta, magari con qualche limite che però viene agilmente sostituito da un’alta carica di phatos.

La sezione ritmica è compatta, dinamica e ricca di feeling: Timothy e Matt non sono solo un’instancabile macchina da guerra dalle molteplici andature, ma sanno anche essere protagonisti, esaltando i brani con emozionanti giochi di basso e performanti attacchi di batteria.

Quello che però distingue il disco sono le grandi ed eclettiche parti di chitarra, eseguite tutte da Alex, nei Faithsedge dagli esordi del 2009 insieme a Giancarlo (Timothy e Matt sono entrati nel 2014, sostituendo rispettivamente Fabrizio Grossi e Tony Morra), il cui talento non è da meno rispetto a quello di maestri come Vivian Campbell, Richie Sambora, Mick Mars o George Lynch. I riff, le andature ritmiche, le linee melodiche ed, in particolare, i dinamici assoli sono pura energia passionale che esce prepotentemente dai solchi del platter per radicarsi nel cervello di chi ascolta.   

Alex si è inoltre occupato della produzione, del mixaggio e della masterizzazione dell’album.

Bleed For Passion’ è composto da dieci tracce, della durata complessiva di poco meno di cinquanta minuti, i cui contenuti sono perlopiù introspettivi e parlano di vita vera e vissuta.

Back From This’ apre il lavoro con un portamento energico ed impetuoso; il brano prende parecchio dalle produzioni anni ’80 e riassume, nel dettaglio, il bagaglio storico-musicale dei Faithsedge. E’ commovente la recitazione  in italiano che chiude il pezzo.   

Le seguenti ‘Angelic’ ed ‘Acceptance’ sono trascinanti ed anthemiche; i riff incalzanti, ma non troppo duri, le ampie linee melodiche ed i cori le rendono entrambe adatte a parecchi palati.

In ‘Through The Scars’ sono le linee di basso e la forte batteria a comandare; il brano, veloce, duro come il granito ed aggressivo, è impreziosito da una moderna andatura progressive.

La semi ballad ‘I Know I Need To Let You Go’, posta a metà dell’album, invita a riflettere (su cosa lo decide chi ascolta), con la melodia della chitarra acustica contrapposta alla forza di quella elettrica. Le sue linee progressive fanno da ponte tra gli anni passati ed il momento attuale. Un brano significativo che non serve solo ad interrompere momentaneamente il flusso energetico di ‘Bleed For Passion’.

La forza irrompe di nuovo con ‘Girl When’, frizzante,  robusta e piena di vitalità; il ritmo è contagioso e porta a lasciarsi andare. Ottima la sezione batteria–chitarra a tre quarti che poi esplode nel refrain.

Sky‘ si mantiene sugli stessi livelli, con la sua effervescenza da palco che non fa stare fermi così come ‘I’ve Changed’, che viaggia a tutto vapore con il suo refrain anthemico e l’interludio dal riff pesante e dal sapore metallico che accompagna una parte dell’assolo.

Seguono la pestata ‘Bleeding With The Memories’, che, per la sua particolare tessitura, fa apprezzare ancora una volta il talento del quartetto, e poi la conclusiva ‘Reflecting A Voice’, trascinante quanto un fiume in piena, spiazza per la sua velocità dirompente e l’alto tasso di ottani che contiene.

Un buon album dunque con, lasciatemelo dire, tanta Italia dentro, non solo per i nomi portati da due dei musicisti (il padre di Giancarlo Floridia si è trasferito negli Stati Uniti negli anni ’70 mentre Alex De Rosso è di origine veneta), ma anche perchè è stata l’etichetta lombarda Scarlett Records a produrlo mentre la bella copertina è stata disegnata da Federico Mondelli, altro grande chitarrista appartenente alla nostra penisola, facente parte dei Frozen Crown e dei Be The Wolf.

Non serve neanche dirlo: il giudizio è più che positivo. Grandi Faithsedge!!!

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