Recensione: Blind

Di Alberto Fittarelli - 18 Agosto 2005 - 0:00
Blind
Band: Soul Demise
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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55

Germania, 2005: esce il terzo album dei Soul Demise. L’evento sta
tutto nel fatto che la band non abbia fatto parlare di sé precedentemente, ma
non crediate che sia per la fantastica qualità di questo Blind:
no, è solo perché di cloni così fedeli all’At-the-Gates sound non ne vedevo
dai tempi del famigerato Ill-Natured dei Dew-Scented, forse non a
caso loro connazionali.

Che cosa posso dire di un album come Blind, cercando di
moderarmi ed allo stesso tempo di restare onesto? Che si tratta di un album ben
presentato, con un artwork dignitoso, e ottimamente prodotto presso gli Hansen
Studios, in Danimarca: un suono nitido, potente, bla bla bla. Cose che ormai
sembrano sin troppo facili da enumerare quando ci si trova di fronte a dischi
che con un budget relativamente ridotto vengono comunque realizzati ottimamente,
si sa. E allora cosa resta? La capacità tecnica della band sicuramente, visto
che tutti i musicisti (e particolarmente la coppia di chitarristi Hagenauer/Schuhmeier)
si rendono protagonisti di una prova maiuscola; ma non una spiccata
personalità, appunto. Il che va a tutto discapito di pezzi che non riescono ad
emergere: sì, sono tutti veloci e cattivi quanto basta, ma nessuno ha
l’ossatura di una Blinded by Fear, per quanto ci provi; potrei al solito
citarvi un pezzo a caso (forse Hallucination è quello che più
colpisce), ma non credo che servirebbe a indicarvi l’hit dell’album, proprio
perché di vette non ce ne sono, e si è puntato evidentemente a fornire un
blocco compatto, un assalto frontale diretto all’ascoltatore.

Personalmente ho uno scaffale pieno per metà di ATG-cloni: qualcuno è
riuscito a variare la formula, altri, diversi annetti fa, ad emergere davvero
grazie ad una rivitalizzazione completa di quel suono (vedi i vecchi Soilwork
o i Darkane); temo di dover dire però che i Soul Demise si
infileranno dritti dritti in quell’angolo che riservo alle fotocopie pure e
semplici, sufficienti ma niente più. Chi ama il thrash velocizzato e
tipicamente svedese gli può dare un ascolto, ma vi consiglio di puntare su chi
ha davvero qualcosa da dire, prima di aprire il portafogli. 

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Still Alive 
2. My Own Coffin 
3. Obtuse 
4. Ignore The Truth 
5. Hallucination 
6. Hope Of Salvation 
7. Mirrow Of The Thoughts (instrumental) 
8. Draw A Conclusion 
9. True To Form 
10. Thirst Of Knowledge 
11. Perishing Blind (instrumental)

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