Recensione: Blind Leading the Blind
La musica proposta dagli Elsesphere non è esattamente prog, anche se questo termine e ciò che probabilmente ci si avvicina di più, per capire il significato di questa mia affermazione è necessario un discorso che riguarda la musica proposta da questo gruppo.
Il combo svedese realizza un bel disco in cui tecnica e melodia raggiungono un buon bilanciamento. Alle parti di prog-melodico, che sono diciamo il tappeto musicale del gruppo, però si affiancano frequentemente pesanti riff e passaggi di stile prettamente thrash. Questo accostamento, che ai più potrebbe risultare alquanto ostico da digerire, in realtà si rivela azzeccatissimo per il suond che il gruppo vuole creare. I passaggi tecnici tipici del prog affiancati ai riff di chitarra distorta in stile thrash creano in molte canzoni delle specie di ritornelli ipnotici che avvolgono i brani e in definitiva l’intero album di una atmosfera un po’ dark.
Accanto a questo sound, troviamo inoltre una sezione vocale e lirica che sembrano piuttosto ispirate. Seguendo il tipo di musica proposta infatti, anche i testi delle canzoni assumono dei toni leggermente dark e decadenti. Gli argomenti trattati si soffermano spesso sull’interiorità e sulla mente delle persone, sui pensieri, sui sogni. Confesso che sono rimasto molto colpito nel leggere alcuni testi che mi sono anche piaciuti molto, in quanto avevano al proprio centro argomenti come le domande fondamentali dell’uomo: chi sono? qual è il senso della mia vita? e via di questo passo. In particolare ricordo con piacere il testo della quarta traccia intitolata “Luna Sea”, che è anche una delle canzoni più belle del disco a mio avviso.
Allo stesso modo la voce si è rivelata essere molto ispirata e il cantato è sembrato in più di una occasione molto sentito, e non un semplice esercizio di stile come spesso sembra accadere in qualche altro gruppo. La voce non rimane monocorde ma riesce a passare abilmente da toni più alti ad altri più bassi, non ci sono parti growl o di cantato in falsetto come è tipico del power, ma il cantante dimostra sempre di sapere il fatto suo.
Sul piano vocale poi si dimostra una scelta azzeccata anche l’uso della voce femminile di Caroline Blomstrand su “Last Nigh On Earth” e “Mastermind” che rimanendo in sottofondo o passando in primo piano, in alcuni punti duettando anche con la voce di Berndtsson, aggiunge una marcia in più a queste due canzoni già di per se molto interessanti.
Una annotazione particolare meritano anche le tastiere che svolgono bene il loro lavoro, rimanendo qualche volta in secondo piano, ma aggiungendo, anche con l’utilizzo di qualche sonorità non propriamente metal ma più di stampo elettronico, un maggiore spessore alle canzoni.
In conclusione una valutazione certamente positiva per questa band che ci fa gustare una ventata di novità miscelando abilmente stili diversi come il prog e il thrash con vari altri inserti che riescono a caratterizzare ulteriormente il loro sound. Consigliato a chi è in cerca di interessanti novità e vuole anche provare qualche nuova sonorità, un gruppo che ha sicuramente le carte per fare bene anche in futuro.
Tracklist:
01 Intro (Mental)
02 Hole Inside My Head
03 Mastermind
04 Luna Sea
05 Andromeda Strain
06 Waging War
07 Last Night On Earth
08 Seasons In Hell
09 Requiem For A Dream
Alex “Engash-Krul” Calvi