Recensione: Blind Perspective

Di Giuseppe Casafina - 5 Gennaio 2016 - 16:49
Blind Perspective
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Come sempre, da che Mondo è Mondo, quando le cose vengon fatte davvero bene le differenze personali si assottigliano e viene fuori unicamente la sincerità di quello che si propone.

Tutto questo per dire che il Metalcore non è mai stato propriamente il mio genere, ma nel caso di questa giovane formazione tricolore l’eccezione per il sottoscritto è d’obbligo: gli A Serious Day non saranno certo la formazione più originale del pianeta e del loro stesso genere, ma è certo che hanno una sincerità e una voglia di fare che traspare copiosamente da ogni nota registrata ed urlata in questo demo digitale composto da 5 tracce (4 pezzi + intro), e ciò è solo un bene.

La produzione del disco, compatta e granitica (Paolo Rossi & Brendan Paolini, Studio Waves), aggiunge un valore in più alle composizioni del combo: i brani sono articolati senza annoiare, riducendo praticamente a zero i cambiamenti di tempo/atmosfera senza senso tipici di altre formazioni che rispetto a loro son molto ma molto più quotate, segno di un songwriting maturo e di un approccio musicale intelligente già al primo tassello discografico.

 

Si parte con “Super Heroes” che, dopo il minuto introduttivo sulle note di “49.14”, ci porta nei meandri del più puro melodeath di scuola svedese: questa influenza, marcatissima sia nel DNA di questo genere che nella proposta dei Nostri, è in quest’ultimo caso talmente ben assimilata che risulta sempre ben inserita nelle spine dorsali di ogni singolo tassello che compone il disco, disco che appare nel suo complesso non vergogna affatto di mostare le proprie influenze.

Le atmosfere “battagliere” (nel senso hardcore, ovviamente) disegnate dalle note dell’ensemble sono sempre trascinanti e già da questo primo pezzo si ‘scapoccia’ che è un piacere: riffing di scuola At The Gates come da tradizione insomma, ma personalizzato quanto basta per una band all’esordio assoluto, mentre il rallentamento del tempo ed il riff spezzato che ne consegue dimostrano come gli A Serious Day non siano affatto una band monodimensionale, ma che piuttosto preferisce arricchire la propria proposta con inserimenti di vario genere sempre azzeccati, e ne fa prima testimonianza soprattutto lo splendido bridge chitarristico che accompagna l’ultima, potente e  cadenzata  parte del brano, della durata di poco più di tre minuti, ma spesi bene per le nostre orecchie.

Come antipasto, decisamente buono.

La successiva “Save My Name” conferma quanto di buono detto dal pezzo di apertura: si parte con un riff spezzato di scuola Pantera (altra grande influenza del metalcore) per poi evolversi in un riff di scuola svedese con tanto di breve sprazzo di cantato melodico (l’unico di tutto il disco). Non sono un fanatico di queste soluzioni ‘easy’ (motivo per cui non mi piace particolarmente il metalcore) ma per andamento del songwriting la soluzione è intelligente, non invasiva e soprattutto, non va minimamente ad intaccare l’impatto genuinamente metallico del brano al contrario di molte altre formazioni che suonano questo genere.

Verso la fine un arpeggio atmosferico si porta verso un rallentamento fatto di riff stoppati e voce distorta, per poi esplodere nella ripresa del bridge finale, con un intelligente rallentamento sulle ultime battute.

Dalla mia descrizione credo che sia facile capire che questi ragazzi fanno davvero sul serio, sia per capacità tecniche che espressive: il bilanciamento tra tecnica ed animo è sempre sulla perfetta metà espressiva, senza sbilanciare l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.

Sugli stessi binari il ritmo parzialmente cadenzato di “Refuse”, brano compatto e dai riff granitici nonostante i numerosi cambiamenti apportati alla sua spina dorsale, così come il finale in grande stile affidato alla epica “We Are The Kingdom”, dal mood iniziale in puro stile thrash e modernizzato quanto basta, che poi rallenta regalandoci momenti di buon pathos metallico (sembra di ascoltare una versione più incattivita degli At The Gates, per dire), tra cui una parte conclusiva con urli hardcore di grandissimo impatto, per poi accogliere allo sfumare finale del volume del brano.

L’EP si conclude, ma la voglia di premere nuovamente “Play” è molta.

 

Una cosa che a fine ascolto mi è balzata immediatamente all’occhiello è stata la decisa differenzazione tra i pezzi: nel metalcore più classico infatti, è facile creare un ‘pastone’ di brani tutti simili tra loro che faticano a spiccare l’uno dall’altro….gli A Serious Day sono invece riusciti con saggezza ad andare oltre questo difetto comune dato che ogni brano ha un suo momento caratterizzante che si ficca in testa dopo pochi ascolti.

Di sicuro aiuta anche la scelta di spostare l’asse dell’assalto metallico su coordinate più genuinamente death/thrash con ampie dosi di melodia (il tutto revisionato sotto un forte impatto hardcore) più che le melense nenie da ritornello di alcuni gruppi ben più blasonati a livello commerciale: una caratteristica che di sicuro farà in modo che anche il pubblico più intransigente possa trovare in quanto proposto dalla giovane formazione italiana qualcosa di apprezzabile.

Non una ricetta di rapidissima assimilazione la loro, ma allo stesso tempo capace di farsi immediatamente notare per la propria vigorosa sincerità, per un biglietto da visita estremamente competitivo sia dal punto di vista delle idee che prettamente sonoro (la produzione, appunto, decisamente di alto livello).

Il che significa una sola cosa: decisamente promossi.

Supportateli, se lo meritano.

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