Recensione: Blinded By Rage

Di Orso Comellini - 22 Novembre 2011 - 0:00
Blinded By Rage
Band: Lost Dreams
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

Il death metal melodico purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte, non gode di ottima salute. A parte qualche (valida) eccezione appare un genere in declino che non sempre ha saputo rinnovarsi e che ha bisogno di una ventata d’aria fresca. Ben pochi gruppi, infatti, sono riusciti a scrollarsi di dosso gli immancabili paragoni con i soliti Dark Tranquillity, In Flames, At The Gates, Edge Of Sanity e così via, finendo inevitabilmente in una sorta di limbo (delimitato da paletti ben definiti) dedicato quasi esclusivamente ai più strenui aficionados. I grandi nomi del passato invece si sono sciolti o arrancano alla ricerca della propria identità o del successo su larga scala (strizzando talvolta l’occhio al mainstream).  Di conseguenza le più recenti uscite in quest’ambito spesso sono seguite con un misto di speranza/rassegnazione, sia che si tratti delle nuove leve, sia per quanto riguarda le band ben più rodate, come nel caso degli austriaci Lost Dreams. Tuttavia, mai dare per (definitivamente) spacciato un qualsiasi genere musicale, perché spesso realtà ritenute morte e sepolte sono riuscite a ritornare in auge, anche se non come (e quando) le avremmo aspettate.

Da parte loro, i Lost Dreams hanno alle spalle una carriera di tutto rispetto iniziata nel lontano 1992 e all’attivo quattro full-length (fino a “Wage Of Disgrace” dello scorso anno) accolti positivamente da pubblico e critica. Dischi che, se non facevano gridare al miracolo, però convincevano e facevano sperare in un futuro salto di qualità. Ecco perché apprestandosi all’ascolto di questo nuovo “Blinded By Rage”, la bilancia emozionale non poteva che pendere un po’ più dalla parte ottimistica.

In effetti, il combo tirolese (Steinach) si conferma molto preparato se analizziamo la prestazione dei singoli elementi, dalla precisa sezione ritmica all’affiatata coppia di asce e buono anche il growl di Stefan Traunig (senza mai usare clean vocals se non in occasione della conclusiva “Nerve”, cover dei Soilwork). Le composizioni sono curate nei particolari e ben strutturate: potenti e varie le ritmiche, brevi ma assolutamente presenti i soli, ritornelli efficaci (anche se non sempre brillanti) e dotati di buone melodie. Poco da eccepire anche per quanto riguarda i suoni, compatti e puliti. Purtroppo il materiale informativo non rivela né lo studio di registrazione né il produttore (probabilmente il chitarrista Maierhofer). Le note dolenti però (manco a dirlo) derivano dalla generale mancanza di personalità (a tratti disarmante) e da canzoni che sono sì piacevoli, abbastanza distinguibili e raramente noiose, ma si assestano in pratica tutte sullo stesso livello e non sono molti i momenti capaci di emozionare veramente o di far scapigliare l’ascoltatore in maniera spontanea. Traccia dopo traccia ci si può rendere conto del grado di esperienza e coesione raggiunto dal quintetto e, rispetto alla release precedente, sono stati operati anche dei piccoli cambiamenti, puntando più sull’aggressività e sull’impatto, ma nonostante questo continuano ad aleggiare gli spettri di Arch Enemy e Children Of Bodom oltre ai gruppi già citati. Di conseguenza non avrebbe senso esaminare nel dettaglio tutte le singole canzoni ma, avendo parlato dei difetti dell’album, vale la pena soffermarci anche sugli aspetti positivi. L’iniziale “Hide And Seek”, dopo la partenza atmosferica quasi solenne, parte all’attacco in pieno stile melodic death e qualche venatura black che può lontanamente ricordare certi passaggi dei Dissection. “The Painted Man”, con la partecipazione nientemeno che del barbuto Paul Speckmann (Master), ci porta su territori più aggressivi con un riff che somiglia in maniera spudorata a quello di “Beyond Within” dei Nevermore, ma prosegue in maniera differente e sfocia in un ritornello non tanto distante dal metalcore. Buona la versione corretta e aggiornata di “Living In The Mass”, originariamente inserita su “Tormented Souls” del 2004 e valida anche “Black Sheep” per merito dei buoni intrecci dei chitarristi. Degni di nota poi i fraseggi di “Darkness Falls” e la monolitica “Dust To Dust”: il brano più serrato e forse più convincente del lotto.

In conclusione “Blinded By Rage” è un album realizzato facendo ricorso a tutta l’esperienza accumulata in tanti anni di attività, ma soffre dei medesimi mali che affliggono il genere stesso e in definitiva rischia di soddisfare solo i supporter più incalliti.

Orso “Orso80” Comellini

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Track-list:
1. Hide And Seek 4:13
2. The Painted Man 3:59
3. Demons Call My Name 4:05
4. Secrets 4:38
5. Black Rain 4:36
6. Living In The Mass 4:11
7. Black Sheep 5:16
8. Loco Motive 4:25
9. Out Of Control 4:39
10. Darkness Falls 5:31
11. Dust To Dust 5:35
12. Nerve 3:40

All tracks 54 min. ca.

Line-up:
Stefan Traunig – Vocals
Herbert Sopracolle – Guitar
Andreas Maierhofer – Guitar
Dominik Hormann – Bass
Rafael Peychär – Drums

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