Recensione: Blood From Stone
I Dare sono la creatura di Darren Wharton (ex tastierista dei compianti Thin Lizzy dell’immenso e mai dmenticato Phil Lynott) che col debutto “Out of the silence”, rubò letteralmente la scena, facendo gridare letteralmente al miracolo con un prodotto di Aor sopraffino, dove l’eleganza del sound unita allo straordinario e ispiratissimo songwriting, tentava di “riscolpire” letteralmente le tavole della legge del genere.
Un disco nato con l’ambizione di volersi accomodare subito al tavolo dei grandi (lo stesso anno, ricordiamolo, vide la luce l’altrettanto superlativo debutto degli House of Lords). Il risultato, oltre agli ottimi riscontri commerciali, fu il supporto ai platinati Europe, che in quel periodo mettevano a soqquadro il Globo col pluri-premiato “The Final Countdown”.
Si dice sempre “batti il ferro finchè è caldo”, ma tuttavia ci vollero ben tre anni di attesa per questo “Blood From Stone” che vide la luce in quel di Los Angeles tra mille aspettative, riuscendo solo in parte a confermare il potenziale di una band che, diciamolo, commercialmente non esplose mai pienamente pur avendo tutte le carte in regola per “il grande salto”.
Non siamo di fronte – assolutamente – ad un album mediocre. Tutt’altro. Possiamo però giustamente comprendere come il replicare le magie dell’esordio, fosse impresa a dir poco titanica.
“Silence”, infatti, rilasciava graffianti melodie di rara incisività, unite ad atmosfere più delicate, di grande suggestione, con il valore aggiunto di affascinanti richiami folk-rock, dal sapore malinconico ed arcano, cui si univa il forte trademark di stampo anglosassone più meditato e fascinoso. È questo in sintesi, il filo conduttore della produzione più introspettiva, differente rispetto a quella “Usa-oriented”, validissima ma più standardizzata, su cui il gruppo doveva insistere.
Proprio il lavoro dietro il mixer, e l’ammicare ai tratti distintivi delle produzioni “a stelle e Striscie” rappresentano “la pecca” e i limiti di questo full-length, anche se “Wings of fire” e il chorus della spettacolare ed anthemica “We Don’t Need A Reason” dovrebbero dissipare ogni dubbio, vista la loro efficacia e la loro carica emotiva.
Il trittico iniziale che prosegue con “Surrender”, ha obiettivamente pochi punti deboli e il talento del buon Darren, vocalmente dotato e grintoso (al tempo il più valido pretendente al trono di “Jon Bon Jovi europeo”), traspare sin da subito tra i solchi che vedono all’ascia (prima di cambiare casacca…) lo strepitoso Vinny Burns, autore di una prestazione maiuscola e, come tutti sanno, in seguito chitarra dei conterranei Ten di Gary Hughes.
“Chains” è più meditata, mentre “Lies” è una power-ballad dalle buone suggestioni, dove si alternano parti acustiche e momenti più “elettrici” con la voce di Wharton sempre ben impostata e dotata di un invidiabile feeling.
La sfuriata di “Live To Fight Another Day” debitrice del sound di “New jersey” di Bon Jovi, convince meno e inaugura una seconda parte tra luci e ombre.
Il pezzo in questione si rivela un pò prolisso e sprovvisto di un chorus davvero accattivante, col risultato di non riuscire mai a decollare veramente.
“Cry Wolf” e “Breakout” viaggiano sulle stesse frequenze e non fanno gridare al miracolo. Buone sì, ma eseguono il compitino, come si suol dire, facendo sembrare i Dare un gruppo come tanti altri.
L’ariosa “Wild Heart” non sposta di una virgola quanto detto a livello generale sull’album: più frizzante e briosa rispetto ai due episodi precedenti.
Chiude “Real Love”, a mio parere sufficientemente ispirata ma troppo influenzata dal canadese Bryan Adams che, proprio in quegli anni, maturava le sue fortune e la sua credibilità nel mainstream musicale.
Per sette anni poi calò il sipario, ed il gruppo scelse il silenzio e l’oblio per riapparire solo nel 1998 con quel “Calm Before The Storm” che seppe di nuovo stupire per intensità e magia.
Ma questa è un’altra storia.
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Tracklist:
01. Wings Of Fire
02. We Don’t Need A Reason
03. Surrender
04. Chains
05. Lies
06. Live To Fight Another Day
07. Cry Wolf
08. Break Out
09. Wild Heart
10. Real Love
Line Up:
Darren Wharton – Voce
Vinny Burns – Chitarra
Brian Cox – Tastiere
Nigel Clutterbuck – Basso
Greg Morgan – Batteria
Prodotto da Keith Olsen