Recensione: Blood in the Water

Di Andrea Bacigalupo - 2 Giugno 2021 - 22:50
Blood in the Water
Etichetta: AFM Records
Genere: Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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90

Flotzilla è minacciosamente in agguato, sente l’odore del sangue … i suoi occhi esprimono un’insana ferocia.

In un mondo ormai in disfacimento, segnato dalla morte che ne domina il cielo ormai in perenne tramonto, lui è immobile nell’acqua, in attesa, con le fauci pronte a scattare e gli artigli affilati … evocato per sconfiggere il demonio in un tempo passato, che non sembra ancora del tutto trascorso, è ancora tra noi.

Flotzilla è comparso per la prima volta nel 1986, in occasione dell’album di debutto dei Flotsam and JetsamDoomsday for the Deceiver’.

Il giorno del giudizio per l’ingannatore’ ed un mostro terrificante che prende a ‘pattoni’ il diavolo … più chiaro di così … i Flotsy iniziavano la loro carriera prendendo distanza dal mondo dell’occulto e dal satanismo, come del resto stavano facendo tante altre Thrash band dell’epoca.

Sono passati un sacco di anni: la storia dei Flotsam and Jetsam è ben nota e riportata un po’ da tutti, riviste specializzate e non: Jason Newsted abbandona per entrare nei Metallica, un episodio che li segnerà per sempre, la dirompenza di ‘No Place For Disgrace’ che li fa entrare nella storia, il cambio di direzione spiazzante di ‘When The Storm Comes Down’, ‘Cuatro’, i vari alti e bassi ed i cambi di formazione, fino alla rinascita del 2016, con il rinnovo di tre quarti della band e l’esplosiva uscita dell’album omonimo.

Anche Flotzilla ricompare: nel 2019 è sulla copertina del valido ‘The End of Chaos’ ed ora su quella di ‘Blood in the Water’, nuovo album disponibile dal 4 giugno 2021 via AFM Records, dove, appunto, è acquattato in un mare colmo di sangue.

La formazione vede un solo cambiamento: Michael Spencer lascia nuovamente la band (è stato per un breve periodo il sostituto di Jason Newsted, prima di Troy Gregory e lo si ascolta nel Demo di ‘No Place For Disgrace’) in favore di Bill Bodily (Contraria, ex Toxik ed ex Freya).

Per il resto, troviamo sempre i due inossidabili soci fondatori, Michael Gilbert ed Eric A.K, il chitarrista Steve Conley e quel diavolo di batterista di Ken Mary.

Che dire, l’escalation continua: ‘Blood in the Water’ è un album di alto livello, ancora migliore di ‘The End of Chaos’, che era già meglio di ‘Flotsam and Jetsam’.

Non troviamo sostanziali cambiamenti di formula: la band si è messa su una strada relativamente certa e su quella viaggia parecchio sparata, con la sola eccezione di ‘The Walls’, pezzo di aggressione relativamente ridotta che cerca di agguantare la maggiore fetta di pubblico possibile.

Per il resto tanto Thrash granitico, mischiato con melodie Heavy/Power di grande impatto, arrangiato con gran cura e professionalità, suonato da una vera ed inarrestabile macchina da guerra (reputo abbastanza inutile evidenziare le singole qualità dei noti musicisti) e sostenuto da una voce incredibile, distintiva ed energica, tra le migliori del nostro panorama e non solo.

Ci troviamo davanti cinque persone dalla dura scorza, che hanno ancora parecchio da dire, che sanno come dirlo e che non ci stanno a sedersi, nonostante il momento d’incertezza che stiamo passando. I Flotsam and Jetsam hanno riversato la loro rabbia e la loro frustrazione nelle dodici canzoni che compongono l’album, scatenando emozioni abrasive e di forte impatto.

Non c’è scampo, lo sappiamo da subito: basta il massiccio intro della Title Track per farci arrendere, aggressivo ed epico allo stesso tempo, riassume, in pochi attimi, la natura di questo nuovo lavoro.

E poi l’aria ci viene tolta, risucchiata da quattro esplosioni in rapida sequenza: ‘Blood in the Water’, ‘Burn in the Sky’, ‘Brace For Impact’ e ‘A Place To Die’ sono da manuale, dotate di una forza propulsiva quasi innaturale. In poco più di un quarto d’ora il loro tiro energico e dinamico spazza via tutto quello che si può aver pensato di negativo tra il 1989 ed il 2016.

Di ‘The Walls’ abbiamo già parlato, aggiungiamo solo che, dove messa, fa riprendere fiato e questo ci sta.

Con ‘Cry For the Dead’ la band tira al classico, unendo note di dolore ad ampi sprazzi di ira. Come impatto mi permetto di fare un po’ di paragone con ‘Watch the Children Pray’ dei Metal Church, non sapendo dire, però, quale delle due preferisca.

Wicked Hour’ pesta da matti. Non raggiunge i livelli dei pezzi che ha davanti, ma è comunque un brano ficcante e fa rimanere alta l’asticella di questo disco che dopo mezz’ora non ha ancora avuto un cedimento.

Cedimento che non giunge neanche con la granitica ‘Too Many Lives’, che lega bene forza e disperazione.

Dragon’ è un altro classico: veloce ed instancabile, marcatamente Thrash e guerrafondaia, riporta l’album all’altissimo livello dei primi pezzi (non che sia sceso di molto, prima eh …).

Livello che rimane stabile in ‘Reaggression’ e nelle conclusive ‘Undone’ e ‘Seven Seconds ‘til the End of the World’, un’esplosione continua di energia pura, travolgente e coinvolgente.

Non ho nessuna intenzione di paragonare ‘Blood in the Water’ con i primi due lavori, anzi, non trovo proprio giusto paragonare i Flotsam and Jetsam di trentacinque anni fa con quelli di oggi.

Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, viviamo altri tempi, l’esperienza ha sostituito l’istinto e tante altre cose.

Quel che è certo è che ‘Blood in the Water’ è dannatamente buono, un fulmine a ciel sereno, che ci presenta una band in forma e che continua a migliorare.

Auguriamo loro di continuare così … Flotzilla è in acqua, non facciamolo aspettare troppo. Grandi Flotsam and Jetsam.

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