Recensione: Blood Magick Necromance
Ultimamente i Belphegor sembrano essere piuttosto prolifici, vista la
rapidità con cui riescono a sfornare un full-length dopo l’altro. Anche se,
mentre da una parte questo non può far altro che rendere felici i seguaci della
band austriaca, dall’altra potrebbe anche preoccupare chi, anche da loro, si
aspetta sempre dischi composti senza fretta eccessiva e, di conseguenza,
qualitativamente su livelli piuttosto alti. Blood Magick Necromance
è, infatti, il terzo studio album pubblicato in quasi tre anni, nonché il nono
ufficiale di una carriera che si appresta a tagliare il traguardo dei vent’anni
d’attività.
Un disco che, da una parte, riprende il discorso già iniziato con l’ottimo
Bondage
Goat Zombie e proseguito con il comunque buono
Walpurgis
Rites – Hexenwahn, mentre dall’altra aggiunge anche qualcosa in più,
come nel caso delle melodie decisamente più marcate già rispetto al disco
precedente. Melodie mai eccessivamente ruffiane, ovviamente, ma che mirano
soprattutto ad imprimere un tono ancor più epico alle composizioni, senza troppo
snaturare la forma di un sound che, oramai, ha raggiunto una sua definizione più
o meno ben precisa. Il tutto, nonostante le tempistiche di registrazione
piuttosto veloci, è curato come al solito con una certa precisione che, ancora
una volta, dà modo ai Belphegor di mantenersi su livelli qualitativi
piuttosto buoni. La ciliegina sulla torta è, o quantomeno dovrebbe essere, una
produzione affidata ad un Peter Tägtgren che, oltre ad un sound
moderno e robusto come non mai, aggiunge a Blood Magick Necromance
un tocco decisamente svedese che si fa sentire chiaramente in ogni singola
traccia.
Eppure la tracklist, a conti fatti, sembra essere divisa esattamente in due
tronconi ben distinti, dove la qualità della prima parte resta fedele a quel che
ha fatto la band fino ad oggi. Il problema risiede invece in una seconda sezione
che, senza comunque essere un fallimento completo, qualitativamente appare fin
troppo inferiore, soprattutto contando che il singolo Impaled Upon The Tongue Of Sathan
riesce anche ad essere un pezzo piuttosto noioso. La prima parte, come dicevamo,
è quella che quindi si difende meglio, con brani come l’opener In Blood – Devour This Sanctity
e l’incedere epico di Rise To Fall And Fall To Rise, oppure i
mid-tempo di Discipline Through Punishment o la violenza
spropositata della stessa title-track: pezzi ispirati e più che convincenti,
valorizzati come si deve anche dalla produzione degli Abyss Studios di
Tägtgren.
Un disco comunque buono, questo sì. Blood Magick Necromance,
nonostante una seconda parte che in alcuni casi lascia veramente a desiderare,
riesce ugualmente a difendersi piuttosto bene, anche in termini di longevità. Un
album che comunque, già rispetto ai precedenti, suona decisamente più “morbido”,
grazie anche all’abbondanza di parti melodiche, mantenendo intatto, in ogni caso, l’ormai classico trademark dei Belphegor.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 In Blood – Devour This Sanctity
02 Rise To Fall And Fall To Rise
03 Blood Magick Necromance
04 Discipline Through Punishment
05 Angeli Mortis De Profundis
06 Impaled Upon The Tongue Of Sathan
07 Possessed Burning Eyes
08 Sado Messiah