Recensione: Blood Of The Saints

Di Ottavio Pariante - 28 Settembre 2011 - 0:00
Blood Of The Saints
Band: Powerwolf
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

A soli due anni di distanza dall’ultimo e ottimo “Bible of the Beast”, tornano alla carica i Powerwolf, con il loro nuovo lavoro “Blood of the Saint”, disco con tutte le carte in regola per bissare il successo del suo predecessore.
Per chi non li conoscesse, i nostri “lupi mannari” provengono da Saarbrucken, in Germania, e sono attivi dal 2003. Oltre al già citato “Bible of the beast” hanno pubblicato altri due album, l’esordio ”Return in Blood red” pubblicato nel 2005 e “Lupus Dei” datato maggio 2007.
La band è capitanata da un duo inossidabile, nonché compagni di tante avventure, i “Fratelli” Matthew Greywolf  e Charles Greywolf (all’anagrafe Benjamin Buss e Thomas Erbel), i quali assieme al batterista Thomas Diener si occupano di tutta la sessione ritmica. A Falk Maria Shegel tocca il compito di tessere con le sue tastiere le atmosfere sinistre e cariche di pathos, marchio di fabbrica incontrastato del gruppo. A completare la cinquina, lo “straniero”del gruppo, dato le sue origini rumene, Attila Dorn alla voce.
Per quanto riguarda il discorso squisitamente artistico, i nostri sono autori di un Heavy-Power metal di chiara matrice sinfonica dalle notevoli reminiscenze maideniane.
Ma per descrivere al meglio il songwriting dei Powerwolf, non bastano quattro aggettivi anche se ben inseriti nel contesto, bisogna piuttosto partire da lontano, dalle origini, non della band in questione, ma del suo frontman Attila, con i suo natali rumeni che influiscono molto sul songwriting già di per sé intrigante: nella sua complessità riesce a coinvolgere l’ascoltatore non solo con le varie divagazioni etniche e le sublimi atmosfere sinistre e misteriose, ma sa anche colpire duro, grazie a delle soluzioni melodiche molto fresche e avvincenti che si piazzano subito in testa, sorrette da una sessione ritmica granitica e semplicemente perfetta.
Dal punto di vista lirico, i Powerwolf amano intrecciare la propria “sete di sangue” a tematiche tipicamente religiose, secondo un’ottica più ironica e lontana dal contesto originale.


Una mossa arguta che si cela amorevolmente dietro ogni singolo frammento di questo disco, a partire dall’opener “Agnus Dei” con il suo trionfo di cori e inserti operistici. Un’introduzione ipnotica che gioca proprio tra il sacro e il profano, traghettando l’ascoltatore alla prossima “profezia”.
“Sanctified with Dynamite”, un pezzo 100% Powerwolf: veloce, muscolare, di grande mestiere e facile presa, grazie al suo refrain melodico e accattivante che si piazza subito in testa.
“We Drink Your Blood” invece, rappresenta un pò il cliché attuale del songwriting dei Powerwolf, partendo dal giro sinistro di tastiera, fino al ritornello zuccheroso e “piacione”: un pezzo di facile presa, grazie alle sue ritmiche sostenute e mai ossessive.
Una costante, anche se siamo lontani da plagi o rivisitazioni varie, è la presenza di elementi che portano alla mente gli Iron Maiden nei singoli pezzi che compongono questo intrigante ritorno del gruppo teutonico. Se si tratta di un punto a favore per la band o una zavorra , sarà solo il tempo a dirlo, ma l’unica certezza che risalta durante e dopo l’ascolto di “Blood of the Saint”, è che brani come “Murder at Midnight”, “All We Need Is Blood” o “Son of a Wolf” sono uno spettacolo, carichi di atmosfere oscure e mistiche, di emozioni “old school” che suonano in maniera moderna e fresca.
La magia che racchiude questa parte centrale dell’album continua con la velocità  elevata  di “Dead Boys Don’t Cry”, un pezzo che dal punto qualitativo poco aggiunge alla proposta, ma che risulta, grazie alla sua linearità, uno dei migliori episodi di questo disco.
In questo “Blood of the Saint“ è difficile trovare un punto debole grazie a un’intelaiatura veramente complessa e certosina, anche se brani come ” Night of the Werewolves”  o “Phantom of the Funeral” sono una spanna sotto rispetto a gli altri.
Giusto il tempo di aggiustare il tiro con la marziale “Die Die Crucified” che “Ira Sancti (When the Saints Are Going Wild)” fa scendere il sipario su questo delizioso ultimo lavoro della band di Saarbrucken: si tratta di una vera pietra miliare, da pelle d’oca  il gioco di cori e atmosfere severe e maligne, con continui cambi  di ritmo sempre intelligenti e spiazzanti. Un vero gioiello.
In conclusione, possiamo dare il bentornato ai Powerwolf con la speranza che continuino sempre sulla stessa strada, con la stessa caparbia e soprattutto con la stessa “sete di sangue”.

Ottavio Pariante

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Tracklist:
1-Agnus Dei
2-Sanctified with Dynamite
3-We Drink Your Blood
4- Murder at Midnight
5- All We Need Is Blood
6-Dead Boys Don’t Cry
7- Son of a Wolf
8- Night of the Werewolves
9-Phantom of the Funeral
10-Die, Die, Crucified
11-Ira Sancti (When the Saints Are Going Wild)

Line up:
Falk Maria Shlegel: Keyboard
Matthew Greywolf (aka Benjamin Buss) : Guitar
Attila Dorn:Vocals
Thomas Diener :Drums
Charles Greywolf  (aka Thomas Erbel): Guitar, Bass

 

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