Recensione: Blood of the Warriors
I Berserkir (al singolare Berserkr, talvolta si trova Berserker) erano feroci guerrieri vichinghi che avevano fatto giuramento al dio germanico-scandinavo Odino. Prima della battaglia entravano in uno stato mentale di furia, detto berserksgangr, che li rendeva particolarmente feroci e insensibili al dolore. Le fonti nordiche descrivono spesso la condizione della berserksgangr con espressioni che al lettore moderno suggeriscono l’idea di uno stato di trance, e che non hanno mancato di suscitare tentativi di interpretazione di tipo psicologico o neurologico.
Questo è quello che recita Wikipedia a riguardo. I Berserker – da non confondersi assolutamente con i Berserks, prime mover della Nwoihm e autori del disco omonimo del 1982 – sono un gruppo di Catania attivo fin dal 1989 che dopo la bellezza di ben dieci!!! demo approda al primo tanto agognato full length per la sempre attiva My Graveyard Productions.
Blood of the Warriors è una dichiarazione d’amore all’epic metal anni Ottanta fin dalla copertina, in stile Omen. I Nostri non lasciano spazio a divagazioni sinfoniche ampollose durante le otto tracce proposte e puntano direttamente al sodo, in linea con lo spirito primordiale di campioni assoluti del metallo antico come Virgin Steele, Manowar, Manilla Road e Medieval Steel.
Fighting the Fear parte con l’acceleratore premuto a fondo e si lancia in una tempesta di chitarre per poi liberarsi nel bridge principale che sono convinto scatenerà più di un pugno alzato al prossimo Play it Loud Festival del 23 febbraio 2008, che vedrà i siciliani sicuri protagonisti. Essenziale il solo di chitarre a metà brano, in linea con lo spirito “in your face” del pezzo. Eternal Life è un’altra Excalibur in mezzo ai denti: sezione ritmica assassina, melodia ridotta all’osso e urgenza epica prima di qualsiasi altra cosa, il tutto impreziosito da riff Nwobhm e un solo notevole nella parte centrale.
Dopo cotanta dose di violenza si ritorna a respirare – per poco – con l’incipit di Unknown Warrior che viene però dopo poco spazzato da un’ascia che non lascia presagire nulla di buono, infatti il brano risulta essere troppo autocelebrativo e inutilmente “carico”. Con un titolo pomposo come Blood of the Warriors and Icy Look of Death non ci si poteva aspettare la sviolinata per la fidanzatina e così è: i Berserker riescono a metallizzare una filastrocca da cantastorie medievale in modo assolutamente originale senza cadere nel tranello dell’esagerazione a tutti i costi. Walkiries pare scritta dai compatrioti Domine, per via del riffing di chitarra che richiama molto da vicino quello di Enrico Paoli: un buon brano e nulla più, che poteva essere concepito meglio per quanto attiene le parti vocali, così come la successiva And Now You Know, che si trascina un po’ troppo su se stessa e alla fine rischia di annoiare.
Qualsiasi album di Epic Metal che si rispetti deve contenere al proprio interno una suite e Marching to the Glory…, con i Suoi otto minuti e mezzo di durata dispensa emozioni da campo di battaglia e numerosi cambi di tempo come la tavola della legge del genere impone. …In the Glory You’ll Die è un delirio di metallo strumentale con, a tratti, inserti melodici che chiude con la bava alla bocca – e degnamente – questo album dai sapori dimenticati.
Sono convinto che i Berserker in futuro daranno parecchie soddisfazioni ai nostalgici di un certo tipo di HM che raramente capita di ascoltare ai giorni Nostri, per quanto attiene le nuove uscite. L’esperienza successiva a un debutto discografico ufficiale come Blood of the Warriors permetterà ai catanesi di ulteriormente maturare e pian piano limare certe piccole ingenuità nel songwriting che comunque a proprio favore delinea fin dal primo ascolto quel magico tocco di italianità che altri non potranno mai vantare.
Stefano “Steven Rich” Ricetti