Recensione: Bloodied But Unbowed
Ragazzi, eccoci a parlare di un gruppo veramente straordinario quanto sfortunato che sfornò un disco molto bello alla fine degli anni 80. Voi a questo punto vi chiederete :”come mai l’anno di pubblicazione è del 1996?”. Tranquilli, ve lo spiego subito con una breve premessa biografica. Correva l’anno 1989 quando il mitico cantante Dee Snider decise di mettere fine ai Twister Sister. Dee aveva già in mente un’ idea ben precisa: quella di mettere su un buon gruppo e continuare a scrivere della sana ed energica musica hard rock. Reclutati dopo varie audizioni i vari Clive Burr (non occorrono presentazioni) alla batteria, Marc Russel al basso (che poi seguirà anche Dee nei progetti a venire) e il talentuoso quanto incompreso chitarrista francese Bernie Tormè, il gruppo era pronto per scrivere alcune degli migliori songs che si potevano sentire in quel tempo. La lavorazione del prodotto fu molto veloce grazie anche all’alchimia positiva creatasi all’interno della band e, forti di un contratto con l’Elektra, erano pronti a farsi conoscere al grande pubblico. Ma qualcosa andò storto: infatti, al momento di pubblicare il cd, la casa discografica si tirò indietro considerandosi non ampiamente soddisfatta del risultato finale e quindi, di conseguenza, si rifiutò categoricamente di stampare l’album tenendosi per se i diritti del gruppo. Tuttavia un bel giorno una certa Destroyer Records (etichetta indipendente americana) decise di comprare i diritti proprio dall’Elektra stessa e di dare alla luce uno di quei lavori che per chi scrive risulta essere un caposaldo dell’hard rock.
In questo disco infatti potete trovare canzoni rocciose ed allo stesso tempo melodiche alternate a ballad molto suadenti ma mai banali o scontate, o ancora inserimenti di armonica alla Quireboys alternati ad una sezione ritmica veramente potente,precisa ed ordinata. Oltre alla voce di Dee che non si fa pregare nel sfoggiare una delle sue perfomance in studio più riuscite.
L’album inizia con Hang ‘em High, song che viene introdotta da una chitarra semiacustica dal sapore country cercando volutamente di spiazzare l’ascoltatore. Ma basta aspettare il ritornello per capire che si tratta di un rock energico e sapientemente interpretato da un Bernie Tormè in grandissima forma. Ottimo il ritornello che si stampa subito in testa fin già dal primo ascolto. “Gone Bad” è un hard rock viscerale, dove la fantasia di Clive viene sciorinata con grande gusto e classe mentre il riff portante è roccioso e anche un po ruffiano nel suo incedere. “The Maverick” dimostra che anche Marc Russel al basso sa il fatto suo, aprendo la canzone con un giro da “capogiro”. La band è compatta e Dee da costantemente una prova delle sue doti interpretative .”The Heart is a lonely Heart” in realtà è l’unico passaggio sufficiente del disco, la song è tuttavia “salvata” da un eccellente assolo piazzato nel finale, melodico e malinconico. Segue “Calling for You”, vera chicca di questo platter. La song è una ballad robusta, molto sentita ed interpretata alla grande dal vecchio Dee, un brano che si evolve in una serie di emozioni nate per incantare e scuotere l’ascoltatore più sensibile. Il refrain è da brivido cosi come lo è la prestazione di tutto il gruppo.
La chitarra la fa ancora da padrona in “See you at the Sunrise”, con quei suoi riffs hardeggianti e sintetici, stoppati ma mai scontati. Pathos profuso dalla voce inconfondibile di Dee,vero mattatore di questo lavoro. Ancora tempi fast per la seguente “There’s no Angel Here”, song che spazia tra l’hard rock di matrice americana alternato ad accelerazioni centrali che creano ritmi che si lasciano ascoltare sempre con amore. “Made of Trouble” è un bellissimo bricolage di melodie ed in essa ci possiamo trovare varie influenze che vanno dai Quireboys ai Poison ma il tutto chiaramante con l’attitudine Desperado. Stessa cosa che avviene anche in “Heart of Satuarday Night”.
Il disco si chiude con altre 2 gemme: la prima intitolata “Ride Through the Storm” è un brano di una qualità sublime, una hard song sanguigna capace di suscitare le più disparate emozioni; la seconda è “Emaheevol” (che poi verrà ripresa dallo stesso Dee tempo dopo per il suo progetto WidowMaker), una song ai limiti dello speed, con un drumming di Clive forsennato e preciso, una struttura del cantanto
E’ bellissmo constatare che i 4 personaggi (escluso il giovane Russel) dopo varie peripezie ed anni spesi in tournèè tra mille progetti siano riusciti a sfornare un disco cosi bello e intenso. Affascinante è vedere la loro forma fisica; Dee Snider è sempre una garanzia, Bernie Tormè si dimostra chitarrista dal gusto raffinato mentre Clive Burr,con la sua verve e la sua passione sembra essere tornato indietro nel tempo quando faceva furore con gli Iron Maiden. Questo ragazzi è un disco bellissimo,consigliato onestamente a tutti anche se difficile da trovare,ma se lo vedete fatevelo vostro non ve ne pentirete.Parola di Barkd.