Recensione: Bloody Vengeance [Re-release]
Ristampa che definire ‘storica’ sarebbe dire poco, quella di “Bloody Vengeance” dei brasiliani Vulcano: disco seminale di una band che sotto lo pseudonimo di Astaroth suonava musica estrema ancor prima che i fenomenali Sarcofago emettessero i primi urli di terrore, ritorna oggi disponibile grazie all’operato della Greyhaze Records.
Questa ristampa, almeno a giudicare dal promo inviataci in redazione, è esattamente identica alla release originale del 1986, il suono originale non risulta rovinato da nessun remaster esasperato come spesso avviene in casi analoghi, quindi potremo ascoltare la medesima rabbia grezza, gli stessi riff laceranti conditi di solos sgangherati (ad opera anche del defunto Soto Jr) e le stesse urla da pazzoide che quasi ben trent’anni fa conquistarono i padiglioni auricolari dei metallari più intransigenti.
Per chiunque creda che la furia massima della musica sia rappresentata dagli strumenti dei sempre inestinguibili blackster scandinavi questo disco sarà una rasoiata in faccia e non solo in senso musicale, perché nelle sette tracce (più la spoken-track “Voices From Hell”) contenute in questa perla del male, troverete la vera origine di quella furia sonora, la diffusione primogenita di quel suono che poi venne coniato come black/thrash e che divenne il marchio di fabbrica per eccellenza della musica estrema sudamericana, Brasile in primis.
La rabbia scorre con furia impetuosa, quei riff sporchi e ‘thrashosi’ s’infiltreranno selvaggiamente all’interno delle vostre orecchie e come demoni bastardi s’impossesseranno della vostra cervicale, costringendovi a muovere il collo all’unisono con il suono furibondo dei loro discepoli fino a spezzarvi ogni osso, ogni muscolo. Stiamo parlando della personificazione musicale del dolore in chiave thrash, qui non c’è tempo per scherzare e in appena venticinque minuti scarsi di durata (meno di “Reign In Blood”) la sarabanda del male parte a rotta di collo impazzito sui binari dell’inferno sin dallo scalo di partenza di “Dominios Of Death”. Solo una piccola sosta vi verrà concessa, rigorosamente dedicata all’ascolto delle urla di anime dannate tra i solchi degli inferi (il già citato intermezzo di “Voices From Hell”) per poi far ripartire di colpo la ferraglia a tutta velocità con la mazzata finale della title-track.
Alla fine di questo viaggio verrete lasciati nuovamente liberi, ma non è detto che poi rimarrete gli stessi di prima, quello che eravate neanche mezz’ora fa…
Magari alcuni di voi avranno creduto che l’impatto con meteore di questo tipo a distanza di trent’anni fosse meno devastante se affrontato al giorno d’oggi, sperando ipocritamente nel logorio elargito dal passare del tempo, potendo evitare così la dannazione… ma poi si è scoperto, a proprie spese, che dischi come questo fanno, e sempre faranno, sanguinare amorevolmente i nostri timpani esattamente come nel momento in cui furono messi al Mondo: qual gioia!
Il male vero in musica non morirà mai e “Bloody Vengance” ne è uno dei più fieri e malsani rappresentanti.
Tentar nuoce, in questo caso.
Giuseppe “Maelstrom” Casafina