Recensione: Bluedawn

Di Alberto Biffi - 28 Aprile 2011 - 0:00
Bluedawn
Band: Bluedawn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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68

Ricevuti i “compiti a casa” dal mio caporedattore, sono stato piacevolmente colpito e caricato di aspettative da un CD in particolare.
I Bluedawn, si presentano con una grafica di copertina davvero curata, che evoca al contempo le trame della psichedelia e i colori della notte.
All’interno del booklet invece, fotografie in bianco e nero, con soggetti comunque riconducibili al gothic ed al doom più classico, mi fanno già intuire l’indirizzo musicale di questi intraprendenti genovesi.
A consolidare la mia intuizione, scopro che la band è distribuita dalla storica e benemerita etichetta Black Widow che, se fosse necessario ricordarlo, è da sempre instancabile alfiere di un certo tipo di sonorità oscure e sulfuree, progressive e “settantiane” (Pentagram, Death SS, Jacula, Hawkind, Zess, Antonius Rex, The Black, Abiogenesi, Il Segno Del Comando, solo per citarne alcune).
Altra garanzia di potenziale qualità, è rappresentata dal logo della Nadir Music, in quanto questo CD completamente “Made in Genova” (la Black Widow ha sede nella storica Via Del Campo) è prodotto dagli stessi Bluedawn e registrato, masterizzato e mixato da Tommy Talamanca (Sadist) presso i suoi sempre più attivi studi.

Ora, incuriositi, non ci resta che inserire il supporto ottico nel nostro lettore e…venire parzialmente delusi dopo tante aspettative.
La band suona bene, ma come l’alternanza di luci ed ombre nella sua grafica, la qualità della sua musica è davvero altalenante.
Intuizioni musicali eccezionali, con passaggi rimarchevoli ed arrangiamenti degni di nota, lasciano sovente il passo a momenti d’ingenuità disarmante.
La cosa che lascia quantomeno perplessi, come primo impatto, è la voce di Monica Santo, la che, decisamente in possesso di un timbro interessante, sembra però non aver trovato ancora la sua strada, dimostrando un eclettismo un po’ controproducente, sintomatico, mi ripeto, di una non ben definita identità.
La nostra cantante ligure, passa da momenti in cui la sua voce è “quasi” sciamanica e ipnotica, ad altri in qui è “quasi” lirica e tecnica, ad altri ancora in cui è “quasi” declamatoria ed evocativa.
Troppi “quasi” in un genere dove il singer della band deve portarci per mano, accompagnandoci al pari di Virgilio, attraverso viaggi oscuri e lisergici.

La band propone, infatti, come si è ormai evinto, una sorta di hard rock settantiano, presentandoci però il suo lato più oscuro, senza mai sfociare tuttavia in ossessivi rallentamenti doom o stucchevoli passaggi “finto goth”.
I Bluedawn ricordano la prima incarnazione dei Death SS, i primi “bluesy” Black Sabbath, gli Hawkind e in diversi passaggi, quelli maggiormente solari ed “aperti”, i Deep Purple ed i Rainbow.
La sezione ritmica svolge egregiamente il suo lavoro, con gli ottimi Enrico Lanciaprima al basso e voce e Andrea Di Martino alla batteria, graziata da un ottima produzione.

Paolo Cruschelli alla chitarra, è l’altra “spina nel fianco” di questo debutto.
Riff a volte davvero troppo scontati (più che “scontati”, spesso davvero “in saldo”), si alternano con intuizioni davvero ottime, passaggi splendidi che prendono in contropiede l’ascoltatore e assolo di chiara matrice settantiana.
Paolo, sembra un chitarrista ibernato criogenicamente negli anni 70 e “scongelato” solo per registrare questo lavoro, dando davvero l’impressione, soprattutto nei solo, di aver compiuto un viaggio nel tempo. E questo, ovviamente, è un dato positivo.
Passaggi che rimembrano Tony Iommi ed altri vicini a Ritchie Blackmore fanno solo arrabbiare quando il nostro axeman “ricade” in momenti assolutamente poco ispirati.

Il CD gioca i suoi assi nella manica negli ultimi due brani, davvero splendidi, ove le influenze progressive si fanno spazio attraverso fughe tastieristiche, assolo di chitarra ispirati e degni di nota e la nostra Monica che si rende protagonista di linee vocali finalmente azzeccate (molte belle le parti armonizzate a due voci).

Un debutto che delude in parte le aspettative e che tuttavia, lascia accese le speranze per futuri miglioramenti che potrebbero portare i Bluedawn sotto le luci “buie” dei riflettori di un genere tanto affascinante quanto di nicchia.

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Tracklist:

01. Crossing The Acheron
02. The Hell I Am
03. Inner Wounds
04. Hypnotized By Fire
05. Shattered Illusions
06. In My Room
07. A Strange Night
08. Dead Zone
09. That Pain
10. Deconstructing People

Line Up:

Monica Santo – Voce
Paolo Cruschelli – Chitarre
Enrico Lanciprima – Basso, voce
Andrea Di Martino – Batteria

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