Recensione: BOD Vol. 1
Signora, suo figlio è intelligente ma non si applica.
La buona norma vuole che non si giudichi il monaco dall’abito.
Con queste premesse vi introduco al primo lavoro del quintetto romano dei Better Off Dead, intitolato ‘BOD Vol. 1’.
La prima cosa che voglio dire su questo album è l’impressionante lavoro di produzione, il cui master è stato affidato a Stefano Santi di SPVN Studio (tra gli altri Lacuna Coil, Cripple Bastards), i suoni sono a mio avviso quasi perfetti. La prima volta che l’ho ascoltato sono rimasta veramente colpita dalla pulizia dell’uscita delle chitarre, mi pareva di averli direttamente a suonare nel salotto di casa.
Ma veniamo ai pezzi. Apriamo con ‘Conflagration’ che, per sua presentazione e dal suo titolo mi aspettavo essere una bella manata, ma, ahimè, nonostante un incipit montante che lasciava presagire un’esplosione, quest’ultima non arriva e ci lascia con un rallentamento di ritmo. Mi sento come quando ordini la pizza e ti sbagliano l’ordine: la mangi lo stesso, magari è pure tanto buona … ma non era esattamente quello che avevi ordinato.
Nulla da dire per le performance musicali dell’intero gruppo, qui ci sono indubbie capacità tecniche: tutti si difendono bene, la sezione ritmica è ben strutturata e non preponderante. Purtroppo, spesso le band agli esordi tendono, nella ricerca di un muro sonoro che possa colpire l’ascoltatore, a portare troppo avanti i suoni della batteria, spesso finendo per esagerare e compiendo l’errore di farle sovrastare gli altri.
Il loro è un buon Thrash dal sapore adolescenziale che mi riporta un po’ allo “sporco” dei primissimi Slayer, una cacofonia di ribellione, sigarette fumate prima di tornare a casa e birra del supermercato calda.
Seguono ‘Your last Breath’, e ‘Piss in the Window’: anche qui la base c’è, ma mancano spinta e comunicazione.
L’impressione è che ci siano tanti elementi ottimi nella ricetta, ma poco legame tra di loro: sono buoni gli assoli, ma i riff e giri vari non sono funzionali. I cambi sono poco approfonditi e ne risulta un’armonia che perde il filo del discorso.
Subito dopo arriva ‘Reject’, con questo intro un po’ alla James Hetfield, che va a sottolineare i miei sospetti: la canzone sembra essere presa da un altro album, non ha legami strutturali con il resto del lavoro, come se ci fosse stata cacciata dentro a forza.
L’ascolto procede tranquillo, e si chiude con ‘Conoscenza’, che mi dimostra ancora una volta che per struttura e sonorità le idee del quintetto non sono chiarissime: il testo mezzo in italiano e mezzo in inglese, un mid tempo che appiattisce invece di sostenere.
Ora, se l’effetto sia voluto o no alla sottoscritta non è dato saperlo, ma i ragazzi hanno dimostrato di avere capacità: quello che gli manca è un pizzico di coraggio nell’osare, di spingersi a lasciare esplodere quei riff che sembrano un po’ frenati, a lasciar crescere quegli assoli in climax di energia.
Certo è che, se l’idea è quella di inserire un rutto anche nella prossima registrazione, direi che l’impressione da adolescenti a scuola che ridono per il compagno che scoreggia sarà confermata: poca classe in questo elemento, che va a braccetto con l’impressione da disco da garage.
Il titolo dell’album però ci lascia presagire che si saranno volumi successivi e spero di poter affermare che il primo lavoro sia stato solo la camera d’incubazione di qualcosa di più potente, più comunicativo, più maturo, Sicuramente i Better Off Dead meritano il vostro ascolto e la vostra attenzione, solo il tempo ci potrà dire se saranno stati ben riposti e se avverrà la crescita che tanto gli auguro.