Recensione: Bohemian Kingdom

Di Francesco Maraglino - 22 Marzo 2013 - 6:30
Bohemian Kingdom
Band: N.O.W.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
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79

Nel 2010 il progetto N.O.W., capeggiato dal bassista e cantante brasiliano Alec Mendonça (un artista con al proprio attivo un album in qualità di solista di discreto successo in patria) e contraddistinto dalla presenza, al canto, del vocalist Philip Bardowell (noto per aver partecipato ai lavori di Unruly Child, Ace Frehley Band e Places of Power), diede vita ad un full-length, intitolato Force Of Nature, ben accolto nei circoli melodic rock.
Tre anni dopo Mendonça torna in pista, confermando in squadra Jean Barros ai tasti d’avorio e Bardowell ai microfoni, e chiamando a bordo Juno Moraes alle asce e Diogo Macedo alla batteria.
Insieme ad un nugolo di ospiti, e con la produzione scandinava di Lars Chriss, i N.O.W. si sono cimentati in un pugno di nuove canzoni, le quali sono state assemblate in un nuovo album dal titolo Bohemian Kingdom, in uscita sotto l’egida della label specializzata Escape.
Bohemian Kingdom, ancora una volta, rappresenta pane per i denti di chi ama l’AOR classico di Journey, Foreigner, Survivor e Boston: niente di nuovo sotto il sole, naturalmente, ma, in ogni modo, un elegante sfoggio di songwriting di qualità, esecuzioni raffinate e cariche di feeling nelle quali la voce di Bardowell s’incastona in maniera esemplare grazie al suo stile ora graffiante ora dolente.

L’onere dell’apertura è conferito a I’m Alive, vivace uptempo ad alto tasso di melodia e cantabilità con le chitarre sugli scudi, che acchiappa subito l’ascoltatore, ma inganna, in qualche maniera, sul mood prevalente del CD.
I N.O.W., invero, hanno qui prediletto tempi lenti o medi, ed un tono più fosco che nel passato, anche in relazione allo stato emotivo del leader, di recente colpito da un grave lutto nella sfera delle amicizie.

Le successive I Feel Divine e Don’t Go Now, appunto, sono due midtempo sentimentali, l’una vicina allo stile di certi Journey  e l’altra più avvincente ed acchiappante.
Un altro brano dai tempi moderati e dall’umore vivace e frizzante è, più oltre, Mary Ann, nella quale le tastiere di Jean Barros disegnano riff gradevoli e sfondi color pastello.

La voce calda e graffiata di Philip Bardowell qualifica, invece, Strong Enough, una power ballad di encomiabile confezione, così come Tonight Is The Night, semi-ballata d’ispirazione Journey puntellata da pianoforte e sax.
I Survivor paiono, invece, i numi tutelari della title-track Bohemian Kingdom e di Cassie’s Dream. Entrambe le canzoni iniziano lentamente per poi svilupparsi grazie a progressive accelerazioni; la prima si pone, tra l’altro, tra i migliori brani della raccolta, grazie alle aperture epiche e melodiche ed al bell’assolo di chitarra elettrica tratteggiato da Juno Moraes sullo sfondo delineato dal pianoforte.
Il predominio delle ballate incombe pure in Leon’s Going Soft e No One Can Feel It’s Over (dedicata all’amico scomparso di cui sopra) entrambe intense e dolenti. L’una è trapassata e scandita dai riff di chitarra e l’altra è vivacizzata dagli strumenti elettrici dopo un inizio di chitarra acustica e voce.

Con questo secondo album, in buona sostanza, i N.O.W. fanno registrare una ragguardevole maturazione rispetto all’esordio, e pur nella devozione ai classici, esibiscono una maggiore ispirazione nella creazione e nell’allestimento delle canzoni, nonché una produzione più efficace, rappresentando così una piacevole sorpresa per gli appassionati del più canonico AOR.

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