Recensione: Book Of Shadows
Eccomi qui per parlare ancora una volta del signor Zakk Wylde. Stavolta non scriverò dei BLS né tanto meno di un certo Ozzy Osbourne (che pure,il biondo capellone conosce bene), mi soffermerò invece sul Book Of Shadows, quello che è a mio parere il miglior disco mai sfornato dalla vulcanica mente di questo ragazzone del New Jersey.
Il titolo già di per se lascia intravedere le tematiche intime ed affettive che si verranno a delineare nei 50 minuti abbondanti di musica che seguiranno. Non ci troveremo d’innanzi ad un rock birraiolo e grezzo, piuttosto avremo l’onore di ascoltare undici stupende ballads e mid-tempo acustici suonati con maestria, cantati con passione ed un po’ movimentati da leggere linee di chitarra elettrica.
Tanto negli arpeggi quanto nei bellissimi ritornelli (What are you’re Look’n For docet) si fa sentire moltissimo una ben marcata influenza Country (inveterato amore di Zakk sin dalla prima giovinezza) mentre le parti più Heavy sono ridotte all’osso: qualche assolo, qualche riffone al punto giusto per enfatizzare il momento…e niente di più.
Se è vero che le buone ballads sono quelle nate da un qualsivoglia stato d’animo dell’artista e capaci di far rivivere nell’ascoltatore le stesse emozioni …beh signori, possiamo dire che Mr.Wylde ha fatto veramente un ottimo album! Tutte le songs sono in grado di creare un’impalpabile atmosfera sognante, sfruttando a volte una pesante malinconia di fondo (per altro divinamente espressa da un pianoforte che troverà il suo apogeo in Too Numb To Cry), altre volte fecendo trasudare una gioia intima come quella che può provare un padre per un figlio (I Thank You Child).
E’ ormai inutile penso parlare di abilità tecnica per quest’artista, così come è superfluo quindi dire che qui anche chi è amante del “ben suonare” troverà pane per i suoi denti. Ma TUTTO , ripeto, passa in secondo piano rispetto alle emozioni…Questo Cd ha le carte in regola per piacere a tutti quelli che hanno un anima.
Flavio “Alkaflatz” Alessandrelli.