Recensione: Booze, Broads and Beelzebub
I Chrome Division sono così: originali come un paio d’occhiali cinesi, eppure spassosi e scorrevoli quanto un gioviale film di comiche.
Nati per mano di Shagrath, arcinoto mastermind delle superstar black Dimmu Borgir, i chiassosi compari norvegesi piazzano sul mercato, non senza un pizzico di sorpresa, il secondo episodio della propria recente carriera, confermando, in totale fotocopia, tutti i pregi ed i difetti evidenziati con il primo album “Doomsday Rock n’Roll”.
Paragonare la scelta stilistica in auge nel combo nordeuropeo, a quanto realizzato da nonno Lemmy e dai Motörhead in tantissimi anni d’onorata carriera, è puro esercizio accademico di sorprendente facilità.
I ritmi sono identici, la velocità anche. Lo stile grezzo e fragoroso, al pari della voce del singer Eddie Guz, uno spudorato omaggio a Mr. Kilmister.
Insomma, non siamo proprio dalle parti di un gruppo clone, ma l’impronta appare davvero lampante e chiara, ed anche le orecchie del più inesperto degli appassionati di hard n’ heavy, non potranno di certo sottrarsi alle conclamate rassomiglianze.
Cosa porta perciò, a considerare i Chrome Division come una proposta degna quantomeno di un minimo d’attenzione?
La parola è una sola: divertimento.
Già, perché se da un disco non si pretende una continua ricerca di soluzioni innovative, ma ci si può dire soddisfatti anche quando l’energia è in bella mostra ed il “tiro” dei brani in grado di far muovere il proverbiale “piedino” (confortati oltretutto, da una produzione ben studiata al fine di mettere in risalto i rocciosi giri di chitarra), i cinque rumorosi vichinghi possono rivelarsi un ascolto gradito e soprattutto indicato per un periodo di spensierata ed allegra baldoria musicale.
Del tutto inutile sottolineare il fatto che pezzi come “Booze, Broads and Beelzebub”, “Black Raven Cadillac”, “Doomsday Riders” e la riuscita cover di “Sharp Dressed Man” degli ZZ Top, non passeranno alla storia del genere, pur tuttavia nessuno potrà mai negarne l’efficacia in termini d’impatto e vitalità, lasciando aperto il dilemma “esistenziale” già sorto in occasione del primo album.
Una presa in giro priva di qualunque lato genuino, o un’autentica voglia di omaggiare il caro, vecchio, rude hard rock d’antica scuola?
Un quesito che non pare di facile soluzione e colloca la band di Shagrath nello scomodo ruolo tipico di chi ha buone qualità, ma altrettanti difetti e presenta un disco comunque non imprescindibile.
I Chrome Division possono divertire ed apparire gradevoli o, al contrario, risultare poco interessanti e ripetitivi, al punto dal far rimpiangere gli originali.
Nulla più, nulla meno.
A voi la scelta…
Tracklist:
01. The Second Coming (Intro)
02. Booze, Broads and Beelzebub
03. Wine Of Sin
04. Raven Black Cadillac
05. Life Of A Fighter
06. The Devil Walks Proud
07. Hate This Town
08. The Boys From The East
09. Doomsday Riders
10. Lets Hear It
11. Sharp Dressed Man
12. Bad Broad (Good Girl Gone Bad)
13. Raise Your Flag
Line Up:
Shagrath – Chitarra
Luna – Basso
Eddie Guz – Voce
Ricky Black – Chitarra
Tony White – Batteria