Recensione: Born Again
Nel 1978 , con la pubblicazione dell’album ” Never Say Die” e relativo tour , tramonta la prima line up dei Black Sabbath , quella storica che annoverava nelle sue fila il singer Ozzy Osbourne , l’ axeman Tony Iommi , il bassista Terry Geezer Butler e l’alcolico batterista William Ward . La separazione dal vocalist “paranoico” segna la fine di un glorioso decennio per il sabba nero , costellato di capolavori indiscutibili come Master of Reality o Sabbath bloody Sabbath (tanto per citarne due soli…).
Ancora oggi ,come allora , c’e’ chi ritiene che da quel momento i Black Sabbath abbiano di fatto cessato di esistere , non tollerando (anzi, denigrando proprio!) ogni altra metamorfosi della band , saldamente tenuta in pugno dal fiero Iommi . A mio avviso , invece , il divorzio con Mr Osbourne dovrebbe essere , col senno di adesso , osannato e ritenuto necessario e di fondamentale importanza ; necessario perche’ ,a mio avviso , con Never Say Die i Sabbath hanno rivelato insanabili contrasti interni sfociati nel concepimento di canzoni mediocri e prive di quella linfa malata del passato ; di fondamentale importanza perche’ ci ha permesso di conoscere nel ventennio successivo lo spirito metal di Ozzy e dei suoi grandi guitarmen (Randy Rhoads in primis…) , ma anche l’intramontabile fabbrica di riff metal di Tony Iommi , ormai libero di spaziare a suo piacere.
Il chitarrista senza due falangi della mano destra , infatti , non ha la minima intenzione di mollare la battaglia ,anzi : spinto anche dalla sana competizione discografica col suo ex frontman , recluta prima il grandissimo Ronnie James Dio ,con il quale incide 2 album nel periodo d’oro della New Way Of British Heavy Metal (Heaven & Hell e l’epico Mob Rules) , poi ,a sorpresa , ingaggia Ian Gillan dei Deep Purple per dar vita al controverso “Born Again” .
Born Again ,sfornato nel 1983 , si presenta con una cover indimenticabile in cui il suo autore , Steve “krusher” Joule , raffigura il figlio del Maligno ,con lunghe unghie gialle e occhi verdi ,su uno sfondo blu.
La presenza dietro al microfono di una delle voci piu’ inarrivabili dell’hard rock mondiale dovrebbe gia’ da sola far scattare l’acquisto automatico di questo album : il buon Ian ,infatti , non ha rivali in quanto a potenza miscelata con superba estensione vocale , feeling e pathos…nella ristretta cerchia dell’olimpo dei singer hard ,annovererei lui un gradino piu’ in alto di Dickinson ,Halford e Mercury. Se il nome di Gillan da solo non bastasse a catalizzare l’attenzione del lettore, allora non rimane che ricordare nuovamente il grande Tony Iommi , the master of riffs , che anche in Born Again da’ una prova da 10 e lode della sua abilita’ ,sia in sede di riff che in quanto a solos.
L’opener è “Trashed” ,racconto goliardico di una bravata in automobile sotto effetto alcolico : il protagonista rimane illeso e ritorna al bancone del bar per altro whiskey “‘cos there was no tequila” . Si tratta di un tipico brano hard rock , ben strutturato , perfetto per fare da battistrada. La voce di Gillan non mostra timori o incertezze ,ma ,dato il suo passato,non c’era di che temere! Oltretutto , il capelluto vocalist sforna gia’ da questa track uno dei suoi marchi di fabbrica , cioe’ gli acuti e le grida selvaggie , che mandano nel godimento ogni buon fruitore di metal.
L’unica pecca evidenziabile e’ forse la qualita’ sonora , forse un po’ troppo ruvida ,che non rende la piena giustizia al songwriting , che invece e’ di primo ordine. L’album prosegue con la strumentale e oscura “Stonehenge” a far da introduzione ad un classico dei Sabbath ,”Disturbing the priest” : questa song si apre con le urla laceranti di Gillan ,che poi si lascia andare all’interpretazione di un testo alla Heaven & Hell molto profondo sulla religione .Il basso di Geezer fa da’ guida sonora e spirituale , il clima e’ teso e vibrante . Forse questa e’ la traccia migliore dell’intero album , perche’ mi ha procurato intense emozioni , mi ha raggelato , infiammato e sublimato in soli 6 minuti circa! Dopo un altro intermezzo strumentale ancora piu’ cupo e opprimente , si apre il secondo classico sabbathiano ,vale a dire “Zero The Hero” che ribadisce ancora una volta l’importanza di uno come Iommi nella storia del riffing duro : basti pensare che per “Paradise city” i GNR hanno copiato a man bassa il tipico incedere chitarristico di questa song , senza alcuna remora!! Il testo e’ condito di gustose rime e frasi quasi da scioglilingua , mentre dal punto di vista dei solos ,questo e’ il brano in cui il baffuto guitarist non si lascia pregare e si esibisce in lunghi assoli quantomai malati.
Oltre alla resa sonora , non all’altezza, un altro difetto potrebbe essere il drumming di Bill Ward , che in alcune occasioni non mi sembra del tutto inserito nel contesto…forse per questi brani ,piu’ tendenti al metal, avrei visto meglio il buon Vinnie Appice,del precedente Mob Rules.Comunque sia,fa piacere vedere il drummer amico di Ozzy ancora dietro le pelli dei Sabbath per l’ultima volta (dovremo attendere Reunion per vederlo in studio con i suoi compagni,nel 1997).
Il lato B del vinile ci fornisce un’altra magniloquente prova dell’ispirazione artistica di Iommi , cioe’ la titletrack : non ho parole per descrivere i brividi che la fedele Gibson diavoletto di quest’uomo riesce a farmi provare quando attacca l’arpeggio iniziale distorto ,su cui si inserisce il basso di Butler a scandire l’incedere . Poi entra in scena il singer ed e’ l’apoteosi : sicuramente la migliore interpretazione dell’intero disco e , a mio modesto parere , una delle piu’ belle in assoluto per quanto riguarda l’intera carriera del frontman dei Deep Purple . E pensare che qualcuno ,nel lontano 1983 , aveva storto il naso di fronte al suo ingresso nei Black Sabbath , ritenendolo una ingiuria,una bestemmia! Il chorus della titletrack e’ indimenticabile “everybody ‘s got to think like the hunter,just search for your prey” e Gillan raggiunge vette elevatissime , volando alto come Ronald Meissner in una delle sue spedizioni alpine…da brivido ,non c’e’ che dire.
Rimane un rammarico : “Born Again” e’ l’unico album dei BS a gioviarsi delle vocals di Ian Gillan…rimane comunque un esempio di come la creatura di Tony Iommi fosse ancora viva e scalciante anche nel dopo Ozzy , e lo sara’ ancora per un decennio buono, fino a “Dehumanizer” e “Cross Purposes”. Nella versione del 1997 remastered lo potete ancora trovare ad un prezzo accessibilissimo , quindi vi ho avvissato..
TRACKLIST:
1. Trashed
2. Stonehenge
3. Disturbing the priest
4. The dark
5. Zero the hero
6. Digital bitch
7. Born again
8. Hot line
9. Keep it warm