Recensione: Born In Silence
Formatisi a Pistoia nel 2002 come cover band di gruppi del calibro Metallica, Iron Maiden e Black Sabbath, i Chaos Core esordiscono circa tre anni più tardi con il demo The Landscape Of Greed, seguito poi nell’anno successivo da Destiny Machine. Nei primi tempi il gruppo non se la cava benissimo, soprattutto a causa di una proposta musicale piuttosto scadente (come loro stessi ammettono) e ad una lunga serie di problemi della line up. Successivamente, ristabilito l’equilibrio della formazione, la band dà alla luce il primo full-length ufficiale intitolato Born In Silence.
Il sound che caratterizza questo primo lavoro ufficiale dei Chaos Core è un death metal di stampo melodico (con chiari riferimenti ai Dark Tranquillity, in primis), condito da una buona dose di tecnica soprattutto a livello chitarristico. Le partiture sono quindi caratterizzate da frequenti innesti di linee melodiche, ma anche da cambi di tempo improvvisi e alcune deviazioni più “prog” oriented, sulle quali si regge un cantato nettamente più brutale e diretto ad opera del singer David Bonacchi (e che, sinceramente, risulta essere l’anello più debole del combo toscano). Se da una parte ci troviamo di fronte ad una esecuzione di buon livello, dall’altra c’è una proposta musicale che non fa di certo gridare al miracolo, escluse alcune soluzioni che cercano di distaccarsi dai cliché predefiniti del genere, ma che risultano essere ancora poco convincenti.
L’approccio esecutivo del gruppo è decisamente di forte impatto (senza comunque la necessità di premere troppo il piede sull’acceleratore), ne è la prova l’iniziale Lust For Pain; traccia che parte di gran carriera con frequenti avvicendamenti fra ritmiche più sostenute e fra parti più lente e ragionate. Il resto della tracklist continua sulla stessa linea tracciata dall’opener, alternando continuamente sfuriate più dirette rallentamenti che lasciano largo spazio alla tecnica esecutiva dei singoli elementi. Resta comunque il fatto che, come già evidenziato in precedenza, in molti tratti della tracklist si notano ancora quelli che sono i limiti compositivi del gruppo, che comunque prova a rendere il proprio sound un tantino più personale, senza però riuscirci in pieno. Il risultato è quindi un disco che fatica non poco a decollare e a tenere alto il livello di attenzione fin dal primo ascolto.
Esordio diviso fra luci e ombre questo dei Chaos Core. Insomma, disco suonato ottimamente da musicisti tecnicamente dotati ma che si rivelano essere compositori ancora inesperti e poco efficaci. Vedremo cosa riusciranno a fare nel prossimo futuro, anche perché le idee ci sono, ma andrebbero rielaborate nella buona parte dei casi.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Lust For Pain
02 Links
03 The Alkemist
04 Tormento
05 Cages Of Bitter Words
06 Fifth Sun
07 Amon Ra
08 Waning Picture
09 Destiny Machine
10 Fog