Recensione: Börn Loka
Notevole passo avanti per gli islandesi Skálmöld rispetto al pur valido esordio Baldur, del 2010.
Börn Loka è un avvicente viaggio nel pantheon nordico, condotto sotto l’esperta guida di un gruppo di vichinghi orgogliosi delle proprie origini.
L’islandese è oggi una lingua in pericolo d’estinzione. Parlata da un numero ristretto di persone (la popolazione dell’Islanda ammonta a poco più di 300.000 unità), si trova a far fronte ad una progressiva diminuzione di produzione artistica che la valorizzi. Gli scrittori e i musicisti islandesi tendono, infatti, a comporre i propri testi in inglese, che sta velocemente affermandosi come prima lingua tra i giovani, con il rischio di veder svanire nel giro di poche generazioni i suoni che hanno distinto la cultura islandese per secoli.
Gli Skálmöld provano ad ergersi a baluardo della propria tradizione, proponendo testi rigorosamente in islandese e tematiche che attingono alla dimensione religiosa e cultuale della terra del ghiaccio.
Famosa in patria, al punto di permettersi un concerto con orchestra da tutto esaurito presso l’avveniristico Harpa Center di Reykjavik, la band suona un viking metal decisamente affascinante. Pur presentando un cantato in growling e un approccio piuttosto aggressivo, gli Skálmöld non rinunciano alla melodia, anche semplice e orecchiabile, con il risultato che la loro musica scorre piacevole, senza incorrere in certe banalità ripetitive che qualche volta minano il viking e il folk.
Lungo i cinquanta minuti del disco affiorano le principali influenze della band: gli Amon Amarth in Sleipnir, i Týr in Miðgarðsormur, il folk in Gleipnir, il metal classico negli assolo. Ma si cadrebbe in errore se si riducessero gli Skálmöld a una pura amalgama di modelli ben identificabili. Il pregio maggiore di Börn Loka risiede, infatti, nel suo notevole grado di personalità: gli Skálmöld sono una band riconoscibile, pregio non da poco di questi tempi.
Il disco ha il tipico schema a ring, aprendosi con l’epicissima intro Óðinn e concludendosi con Loki, che riprende e amplia il tema musicale di Óðinn; tanto stretto è il rapporto tra le due canzoni quanto lo è il patto di fratellanza di sangue che lega Odino e Loki nella mitologia nordica.
Non ci sono momenti di stanca, soprattutto in virtù della buona abilità della band a saper variare sul tema. D’altra parte, non mancano certo i picchi, rappresentati da Sleipnir (una garanzia di headbanging), da Gleipnir (davvero valida, pur nella sua ortodossia di genere) e, soprattutto, dall’accoppiata Himinhrjóður (strumentale) e Miðgarðsormur, vero cuore del disco e perfetta rappresentazione di ciò che è Börn Loka: un coinvolgente disco di epico viking-folk suonato alla grande e arrangiato con gusto, in ottimo equilibrio tra l’essenziale e il pomposo.
A sua volta, la produzione, perfetta per il genere, veicola bene quell’aggressiva epicità che è la marca più distintiva della band.
Börn Loka merita, dunque, uno e più ascolti, da gustarsi in compagnia del meraviglioso booklet, ricco di disegni epici, realmente in grado di valorizzare l’ottima musica degli Skálmöld.
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