Recensione: Boulevard Of Broken Hearts
Beggar’s Bride è il progetto di Holggy Begg, semi sconosciuto produttore, cantante e songwriter svizzero recentemente visto all’opera sul disco solista di Oni Logan, ex singer dei Lynch Mob.
La definizione che viene data della proposta dal suo stesso autore è “desert rock”, lasciando così presupporre di primo acchito, la presenza di tonalità roventi e solari, arricchite da slide guitars e ritmi blueseggianti se non di attacchi “stoner” e di immagini abbacinanti e stordenti.
Tuttavia, tralasciando qualsiasi termine di paragone con Kyuss da un lato, e Molly Hatchet e Lynyrd Skynyrd dall’altro, la musica dei Beggar’s Bride si rivela essere un soffuso hard rock dalle sfumature alquanto melodiche ed ammorbidite, tutt’al più accostabile, per atmosfere e feeling, ad un deserto “hollywoodiano” fatto di autostrade ed orizzonti ampi, quando non vicino ad immagini da “notturno” urbano.
Coadiuvato da alcuni ospiti gentilmente messi a disposizione dalla casa discografica, tra cui Marc Storace (Krokus), Michael Voss (Mad Max, Casanova, Demon Drive), Gary Barden (Silver, MSG) e Aino Laos (Laos), Begg ha così potuto dare alle luce la propria visione musicale, esternata attraverso le tredici tracce presenti su questo CD.
Diciamolo subito, i cultori della potenza, sia essa di radice hard rock, quanto di quella più prettamente metallica, si tengano allegramente alla larga da un prodotto di questo tipo.
Situazioni ad alto tasso melodico sono infatti quanto la “compagnia” elvetica ha da offrire, viaggiando da attimi di stampo puramente AOR come nella coppia iniziale “Broken Hearts” e “Footprint In The Sand” (brani comunque più che piacevoli all’orecchio del melodic fan), passando al rockabilly di “Ruled By The Clowns” e “The Radio Is Playin’ Softly”, al soft rock di “You Were My Sunshine” (episodio molto interessante che però di “desertico” non ha alcunché, assestandosi su ambientazioni tutt’altro che bollenti), per proseguire con lo pseudo country di “Dreams” e finire al “techno” hard rock di “First Way Out”.
Ad onor del vero, il disco nella sua interezza non appare antipatico o privo di buoni spunti, rivelandosi di facilissimo ascolto e fruibilità.
Gli artisti coinvolti offrono infatti una buonissima prova, assecondando in pieno i toni rilassati e scorrevoli dell’album che così si pone come un prodotto per nulla impegnativo e buono per attimi di completo relax.
Addizionando infine una produzione gradevolmente pulita e chiara, il quadro apparirà completo.
In definitiva un platter assolutamente riservato agli amanti del rock più leggero e melodico.
L’incognita maggiore è legata alla possibile longevità di un lavoro di questa natura, irrimediabilmente destinato ad esaurirsi dopo una decina di ascolti, ma tant’è, i padiglioni auricolari non sono apparsi troppo irritati dal livello espresso dai brani di “Boulevard of Broken Hearts” (i migliori comunque concentrati nella prima parte) e la promozione, seppure non da primi della classe, è dunque garantita.
Tracklist:
01. Broken Hearts
02. Footprints In The Sand
03. Ruled By The Clowns
04. You Were My Sunshine
05. Dreams
06. I Think It’s Over
07. Eight Feet Below
08. First Way Out
09. The Radio Is Playin’ Softly
10. Tattoo – Nancy
11. Thousand Miles From Home
12. The Open Sea
13. Below (Acoustic Version)
Line Up:
Holggy Begg – Voce / Chitarra
Fritz Schneider – Chitarra
Jolene Van Ar – Batteria
Matt Bride – Basso
Michael Bride – Chitarra
Mark Storace – Voce
Gary Barden – Voce
Michael Voss – Voce
Aino Laos – Voce
Ela – Voce
Yan – Voce