Recensione: Boundless

Di Alessandro Marrone - 24 Maggio 2018 - 8:30
Boundless
Band: Valis Ablaze
Etichetta:
Genere: Djent 
Anno: 2018
Nazione:
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85

Alcune volte è realmente difficile identificare un intero disco con un paio di canzoni, figuriamoci con un brano soltanto. Questo accade principalmente per due motivi, agli antipodi l’uno dall’altro. O l’album in questione è piatto e nessuna canzone spicca a tal punto da elevarsi al di sopra delle altre, oppure ci si trova di fronte ad un lavoro disconnesso e privo di identità. A dire il vero c’è anche un terzo scenario, più unico che raro e che calza perfettamente nei confronti del disco d’esordio dei Valis Ablaze, combo britannico che farà sicuramente parlare di sé negli anni a venire.

Boundless, ovvero senza confini, illimitato, proprio come l’ispirazione e le idee che i giovani in questione hanno catabolizzato e riversato in quasi 60 minuti di musica identificabile come Djent per via dei feroci e ruvidi toni delle chitarre, delle ritmiche elaborate e mai scontate, ma anche Progressive nel senso più classico, grazie alla fantastica performance vocale del singer Phil Owen, che predilige l’utilizzo di una voce pulita, la quale dona melodia e delicatezza, ma è anche in grado di irrompere con un violento scream, o di farci riflettere con toni più malinconici. Un disco camaleontico che cresce e cambia ad ogni canzone, mostrandosi come un percorso musicale personale, introspettivo, ricco di un background musicale eccellente e di contaminazioni a tratti ben distinguibili, ma portate su un piano tutto nuovo. È un disco farcito di idee e crea elevata dipendenza.

Veniamo avvolti dalla opener Afterlight, una semi-intro (consentitemi il termine) di breve durata, ma che riesce a dar spazio ad una voce che mi porta alla mente i primi Cynic. Le aspettative si sono ormai create e non si può più tornare indietro. The Crossing è collegata alla traccia precedente e mette sul piatto una bella melodia, stacchi ritmati e mai scontati, mostrando come questo djent sappia reinventarsi come pochi altri sono in grado di fare, in particolar modo al disco d’esordio. Ascoltate il basso in Lumen, terza traccia che rivoluziona ancora una volta il mood ed il sound, oppure la potenza e la ruvidità del duo chitarristico in Evade, primo highlight personale in mezzo ad una serie di piccole gemme preziose. C’è anche il capolino di un primo scream da parte del singer e la cosa incredibile è che ogni singola nota, ogni singolo stacco, si trovano esattamente dove dovrebbero essere. La maturità stilistica sembra essere un dono per questi ragazzi, lo si riesce a constatare con la successiva Hex, che in quanto a ritmiche gode davvero di luce propria. The Static Between Us sancisce un’identità ormai definita nel fatto che questo Boundless non conosca davvero limiti, proprio perché non accetta barriere di nessun tipo. L’intermezzo Signals non fa calare l’attenzione e funge da collegamento per la stravolgente Faster Than Light, violenta e dura come se un muro di cemento armato vi prendesse a cazzotti in faccia. Altrettanto melodica e convincente sino ad una variazione che vale l’intero disco e che anticipa il solo di chitarra. Frequency comincia acustica, poi si apre e porta altra energia, altre idee fresche e sempre azzeccate. Paradox è uno schiacciasassi, ma non per questo rinuncia al lato melodico che pervade ed eleva l’intero disco, ricco di parti vocali che sanno come e dove colpire. Reflections è la chiusura ideale, grazie ad un crescendo emotivo che alterna il mood dell’intero album e lo porta in territori a modo loro malinconici.

Non ci girerò intorno, Boundless è un disco meraviglioso e va ascoltato. Andrebbe fatto ascoltare nelle accademie musicali, nelle università, nelle scuole. Al pari di “Covenant” degli Unprocessed, ci si trova di fronte ad una band giovane e che sfrutta le proprie capacità tecniche per creare musica di livello astronomico. Meriterebbe un bel 90, ma essendo il disco d’esordio, di questo passo arriveremo a 120/100 entro la terza release… I Valis Ablaze dimostrano che c’è speranza per la musica, che non tutto è stato inventato o scritto, ma soltanto se si riesce a far propria l’idea di non avere barriere si crea qualcosa di davvero nuovo ed al tempo stesso valido.

 

Brani chiave: Evade – Hex – Faster Than Light – Paradox

 

 

637150

 

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