Recensione: Breaking The Silence

Di Daniele D'Adamo - 28 Febbraio 2011 - 0:00
Breaking The Silence
Band: Assassin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

Una lunga storia, quella dei tedeschi Assassin.
Nati nel 1984 agli albori dell’‘Era del Thrash’, contribuirono alla sua crescita con due full-length oggi semi-leggendari: “The Upcoming Terror” (1986) e “Interstellar Experience” (1988). La grafica di quegli album rimandava, nemmeno poco velatamente, a quella concepita dal batterista canadese Away per i suoi Voivod. Non solo: c’era anche una buona dose di hardcore ad accumunare le due band. Del resto, l’epoca d’oro del punk e dei suoi figli (fra cui l’hardcore, appunto) non era ancora terminata, con che i due gruppi pescarono a piene mani dallo stile di Agnostic Front & Co.
Le similitudini, però, finiscono qui.
Gli Assassin, grazie alla loro provenienza geografica, integrarono, infatti, il magro stile di base (“I Like Cola”) con quanto di meglio proponevano i loro connazionali in materia di speed metal (“Restless And Wild”, Accept) e, soprattutto, di thrash (Destruction, Sodom e Kreator). Nel 1989, durante la lavorazione del successore di “Interstellar Experience”, i Nostri subirono il furto della strumentazione: la disponibilità economica era scarsa e, quindi, si sciolsero.

Dopo quindici anni di buio, il 2002 è l’anno della riunione, cui segue, nel 2005, la pubblicazione del famigerato terzo lavoro: “The Club”, autoprodotto. Così come il successivo demo “Breaking The Silence” (2008), il cui titolo diventerà però quello del platter della definitiva rinascita.
Rinascita coincidente con l’autunno del 2010, quando il combo di Düsseldorf – comprendente Robert Gonnella e Jürgen Scholz (membri fondatori) – entra in sala di registrazione per incidere “Breaking The Silence” sotto l’egida dell’etichetta discografica SPV/Steamhammer e del produttore Harris Johns (Kreator, Sodom, Voivod).

E là dove erano rimasti, gli Assassin riprendono il loro cammino. Più che un cammino, una campagna di guerra. La moderna tecnologia regala all’inimitabile sound di Gonnella e compagni la pesantezza che gli è sempre mancata: “Breaking The Silence” è una terrificante randellata sulla schiena di chi ascolterà il CD a pieno volume. Il sapore d’annata che solo gli act di lunga esperienza come gli Assassin possiedono, è restituito da Harris Johns in maniera perfetta. Thrash puro al 100%, nessuna contaminazione, nessuna progressione: il suond è esattamente quello di quasi trent’anni fa (sic!) tirato a lucido per non sfigurare di fronte ai vecchi compagni d’avventura come i Sodom o i Destruction.
E non sfigura per nulla, anzi!
L’incredibile interpretazione della roca, consunta ugola (o la si ama, o la si odia… ) di Gonnella, il quale pare più parlare ad alta voce che cantare, è una peculiarità unica al Mondo. Spettacolari, per chi non mette al primo piano la tecnica canora, le linee vocali inventate da Robert: imprevedibile in ogni passaggio, escogita con una naturalezza disarmante idee e marcature (“Destroy The State”, “Judas”, “Strike Back”) che, finalmente, regalano a un compact disc di thrash il valore aggiunto di poter imparare facilmente i vari brani, anche dopo pochi ascolti.
Impossibile, poi, trovare qualcosa che non vada nell’immensa distesa cucita dai riff di Jürgen Scholz e Michael Hoffman, da portare come esempio per insegnare a chi volesse il thrash old school specificamente per ciò che concerne il guitarwork nei due comparti ritmica e soli (“Breaking The Silence”, “Turf War”, “Kill Or Be Killed”).
La sezione deputata alla motricità, che risponde al nome di Joachim Kremer/Björn Sondermann, produce le migliaia di cavalli-vapore necessarie a mandare alla massima velocità (“Destroy The State”) la macchina bellica Assassin.
Guai ad aspettarsi ricami e orpelli (escludendo qualche breve inciso in “Real Friends”): Sondermann pesta come un disperato (“Raise In The Dark”, “Real Friends”), accorciando spesso i tempi dei quattro/quarti sì da renderli addirittura soffocanti (“Kill Or Be Killed”); mentre Kremer romba in sottofondo come una tempesta in avvicinamento che non giungerà mai. Ancora da segnalare i numerosi, violenti cori riottosi (“Breaking The Silence”, “Destroy The State”, “No Fear”, “Real Friends” e soprattutto “Kill Or Be Killed”) – tali che di più non si possa – rimandanti all’urlo guerresco tipico dei ragazzi nati nella North Rhine-Westphalia: «Go! Fight! Kill!».

“Breaking The Silence” necessita preventivamente, per questioni legate alla… sopravvivenza, di un congruo allenamento per i muscoli del collo: sia se si ascolterà il platter sull’Hi-Fi casalingo, sia se si avrà la fortuna di seguire gli Assassin dal vivo. Un lavoro da non lasciarsi scappare per nessun motivo, comunque: uno stile unico, delle canzoni semplici ma dall’immediata messa a memoria sì da gustare sempre di più il disco che, per questa immediatezza compositiva, girerà a lungo nei vari lettori.
Un’iniezione di thrash puro e, quindi, di brutale energia che, a parere di chi vi scrive, nessuno dovrebbe evitare di farsi praticare.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Breaking The Silence 5:00    
2. Raise In The Dark 3:16    
3. Judas 3:12    
4. Turf War 5:23    
5. Destroy The State 6:10    
6. No Fear 4:00    
7. Kill Or Be Killed 3:50    
8. Real Friends 3:27    
9. Strike Back 4:41    
10. I Like Cola 4:13        

All tracks 43 min. ca.

Line-up:
Robert Gonnella – Vocals
Jürgen Scholz – Guitar
Michael Hoffman – Guitar
Joachim Kremer – Bass
Björn Sondermann – Drums
 

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