Recensione: Bridge to Asgard [Ep]
Per chissà per quale ragione, quando gli Dei scrissero la storia dell’Epic Metal decisero che questo 2011 avrebbe visto i guerrieri di quella penisola a forma di stivale trionfare sopra tutto e tutti. Non esiste dubbio: lo scettro dell’Epic di oggi appartiene all’Italia. Questi mesi hanno visto uscire dalle forge asce e lame marchiate DoomSword, Holy Martyr, Martiria (gli Etrusgrave hanno fatto da avanguardia nel 2010), e ora arrivano i Wotan. E i nemici farebbero bene a non tirare sospiri di sollievo, perché le mazzate non sono finite.
I WOTAN, alfieri del metallo più eroico e guerriero, non hanno mai spostato di una virgola il loro sound, schierandosi in battaglia dietro i vessilli dei ManowaR – non è un mistero che i Cimmeri newyorkesi siano da sempre più di un’ispirazione per loro. Tutt’altro che novellini (il loro primo demo è del 1993), i Wotan sono a pieno diritto una delle colonne portanti dell’armata dell’Epic italiano di oggi. Li avevamo lasciati quattro anni fa con il loro secondo full length “Epos” (seguito di quel meraviglioso debutto che era stato “Carmina Barbarica”). Oggi esce questo “Bridge to Asgard”, EP di 5 brani “più uno”, sotto lo stendardo della My Graveyard Productions. Booklet forse un po’ scarno (sul retrocopertina spicca il pannello centrale del trittico “La Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello), ma del resto parliamo di un EP, e ci si può accontentare.
Cos’è cambiato, in quattro anni, in casa dei barbari longobardi? Praticamente nulla: il sound è esattamente quello a cui la band ci aveva abituati. La chitarra di Mario Degiovanni macina riff cupi e ritmiche killer, mentre la voce di Vanni Ceni inneggia alla pugna con la sua timbrica potente e particolarissima, dimostrandosi ancora una volta un singer eccezionale, il cui stile vibrato è ormai uno dei trademark della band.
L’EP attacca con “The Lone Wolf”: mid-tempo epico e cupo, con un refrain da battaglia come ci si aspetta da una opener. La produzione centra il bersaglio: l’ascia di Degiovanni suona sporca, cupa e grezza, ma assolutamente definita. I punti di riferimento sono sempre quelli: ManowaR e Omen più battaglieri. Segue la title track: “The Bridge to Asgard” si apre con un arpeggio di chitarra acustica lento ed evocativo, con la voce di Vanni che parte “quieta” e poi esplode. Nei versi della canzone il ponte-arcobaleno che lega la Midgard dei mortali all’Asgard dei valorosi caduti è una sorta di metafora, l’ispirazione che esorta un guerriero a “non cedere e andare avanti”, anche nei momenti peggiori.
Si torna a tuonare con “Hagen”, e qua son dolori per davvero: un pezzo eroico e guerriero più che mai, tiratissimo, perfettamente adatto al personaggio di cui parla (l’assassino di Sigfried del celebre “Der Ring des Nibelungen” di Richard Wagner), con un Vanni tanto per cambiare sugli scudi e con un finale da brivido. La tracklist passa a “Ja Nuns Hons Pris”… e di questa parliamo più avanti. Infine, l’ultima battaglia spetta a “Goyatla (The Last Battle)”, forse l’opera migliore del disco: l’urlo di addio di un guerriero pellerossa, tanto feroce e fiero quanto solenne. Chiude l’EP una seconda versione di “Bridge to Asgard”, in cui Vanni duetta con la singer Ela Wise (Horizon): carina, ma che poco aggiunge alla versione di base.
Ho lasciato per ultima “Ja Nuns Hons Pris”, perché questa gemma merita qualche parola in più: un brano scritto di pugno da Riccardo Cuor di Leone (sì: QUEL Riccardo), con versi in langue d’oil e spartito originale datato 1194. Un tocco di classe, che va ad aggiungersi a un lavoro già di per sé splendido, e che dimostra che abbiamo davanti una band che non si accontenta del cliché. Viella e liuto accompagnano la voce di Vanni Ceni in un canto che, stando alla leggenda, il Cuor di Leone avrebbe scritto riflettendo sulla sua prigionia, quando venne catturato da Leopoldo d’Austria mentre tornava dalla III Crociata:
“Ja nuns hons pris ne dira sa raison
A droitement, se dolantement non:
Mais par esfort puet il faire chançon”
“Nessun prigioniero potrà mai esprimere
Bene quel che sente, senza lamentarsi:
Ma sforzandosi può comporre una canzone”
Che aggiungere? Prendetelo.
Marco “Dreki” Turco
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Formazione:
Vanni Ceni – vocals
Mario Degiovanni – guitar
Sal Oliveri – bass
Lorenzo Giudici – drums
Tracklist:
The Lone Wolf
The Bridge to Asgard
Hagen
Ja Nuns Hons Pris
Goyatla (the Last Battle)
The Bridge to Asgard (with Ela Wise)