Recensione: Broken History
Spero che ogni lettore di Truemetal.it conosca a questo punto il nome degli Adramelch, avevamo già recensito un’anteprima del disco in questione (leggi qui la review) lodando le grandissime abilità tecniche messe in mostra dallo storico combo italiano. Dopo quasi 20 anni di assenza, finalmente la band è tornata in tutto il suo splendore epico-musicale. Splendore che, quasi come una musa ancestrale, ha illuminato le menti di questi 5 musicisti riuscendo, nel nome di un doveroso tributo agli dei della musica, a far partorire loro un disco pressocchè perfetto. Un manifesto di Epic Metal a tutto tondo, un platter senza né cedimenti né punti deboli, un lavoro quadrato e preciso, un viaggio nel mondo delle crociate appassionante e romantico e che prende l’ambizioso nome di Broken History.
Ma veniamo al dunque. Il disco è inaugurato da una breve intro Fantasia 1 che cede ben presto il posto alla prima colata di metallo epicamente pesante del lavoro, I’ll Save The World infatti non lascia scampo alcuno grazie ai suoi splendidi refrain accompagnati da mistici chorus e dalle sue trame chitarristiche che si elevano possenti e solenni introducendosi alla carica fast della seguente Cluny Calls (splendido il suo ferreo andamento) cui fa seguito la strumentale Choral Prelude. La magia del disco si esalta nelle imperiali costruzioni melodiche della title track capolavoro Broken History cadenzato inno musicale, manifesto glorioso ed eroico di questo incontaminato Epic Metal portato in auge da refrain fuori da ogni tempo e concezione musicale. Il piglio eroico del disco si assesta stabilmente sulle coordinate musicali di Beloved Jerusalem, innalzata in trionfo da progressioni strumentali cui si accompagna la splendida voce di Ballerio (incredibile la sua maturazione vocale). La medievaleggiante ballad Heap of Bones (magistrale ricamo musicale di raffinatissima fattura) cede ben presto il passo alle seguenti Dethroned in Shame (dal flavour di lontane matrici marcate Warlord) e Darts of Wind (grandioso il suo incipit) dove le chitarre del duo Corona/Troiani sono intente ad intrecciare leggendarie melodie sorrette dal loro epicheggiante sapore.
La band si spinge nuovamente su coordinate veloci e dirette con la sontuosa Different Times, Different Places (dall’incedere marziale e diretto) mentre l’intermezzo Declaimed Prelude (The Bread and The Water) introduce la closer Ten Wiles (Much More than Begged Mercy) autentico poema musicale, articolata ed intelligente suite che, grazie ai suoi ragionati andamenti, alle complicate eppur sempre avvincenti costruzioni melodiche ed agli affascinanti e possenti refrain riesce ad essere degna sintesi del capolavoro “Broken History”. Il disco è definitivamente chiuso dalla breve strumentale Conclusion.
In complesso non basterebbero mille parole per descrivere la portata di un disco di tale caratura, se esiste l’oggettivamente bello “Broken History” né è indiscussa ed indiscutibile prova. Il suo andamento fiero ed eroico rappresenta anche il travagliato cammino di una band dalle enormi potenzialità che trova, finalmente oggi, una sorta di doverosa giustizia musicale. Cavalieri d’acciaio marceranno solennemente, l’ombra delle crociate sta per calare su di voi, sarete pronti a sopportarne l’eco delle mistiche gesta da esse scarutite? Broken History è questo…e molto altro.
Vincenzo Ferrara.