Recensione: Broken Leaf
I My Lament sono una band belga attiva da alcuni anni sulla scena doom, autrice nel 2006 di un demo dal titolo Beneath The Hidden, e approdata nel 2009 al suo primo full-length, il qui presente Broken Leaf. Nello specifico, i My Lament si accodano al filone del death-doom, sviluppando il proprio stile fra pesantezza e melodia, fra aggressività e malinconia: binomi certo non nuovi nel panorama di riferimento, ma che questi giovani musicisti sono già in grado di padroneggiare con una certa maestria.
Partiamo da un dato: Broken Leaf, da un punto di vista puramente formale, può essere definito un album pressocchè impeccabile. La produzione, innanzitutto, è di livello eccelso: i suoni sono estremamente puliti e potenti, ogni strumento ha il giusto risalto, e ciò che ne deriva è un sound caldo, avvolgente e massiccio. Passiamo al vero fulcro del disco, le canzoni. Anche da questo punto di vista c’è poco da rimproverare: le tracce sono tutte di buon livello, e sono capaci di alternare efficacemente passaggi più brutali e frangenti più introspettivi; le melodie sono generalmente accattivanti e ben costruite, l’atmosfera è coinvolgente, e le strutture compositive sono ben articolate e sufficientemente diversificate da una canzone all’altra. La voce è costituita per gran parte da un growl davvero potente, dotato di un’ottima espressività, e non mancano anche versi recitati in pulito ad aggiungere un po’ di varietà.
Finora non ci sono state che lodi per i My Lament… allora perchè non stiamo parlando di Broken Leaf in termini di capolavoro? Per un motivo semplice, ma rilevante: la più totale assenza di personalità. La descrizione del loro stile, a ben vedere, può applicarsi a numerosissime altre band affini, con l’aggravante che il sound dei My Lament è caratterizzato da similitudini davvero eccessive coi più famosi gruppi del genere: My Dying Bride, Saturnus, Mourning Beloveth, Swallow The Sun, DOOM:VS, Officium Triste, primi Novembers Doom… e la lista potrebbe andare avanti ancora per un po’. Non c’è proprio nulla a distinguere i My Lament da miriadi di gruppi simili, perfino il suono delle chitarre e la tonalità del growl sono pressocchè identici a quelli di colleghi più famosi.
Giudicare Broken Leaf, a questo punto, non è facile. Da un lato, abbiamo una presentazione formale, come s’è detto, praticamente perfetta: tutto è al suo posto, l’esecuzione è magistrale, le canzoni si assestano tutte al di sopra della sufficienza, e l’ascolto dell’album si rivela senz’altro godibile e interessante. Dall’altro lato, abbiamo carenze abbastanza pesanti sul versante della personalità. E’ chiaro che in ambito death-doom non è che sia richiesta chissà che originalità, ma ciò che manca ai belgi è proprio un’identità precisa e ben delineata che gli permetta di essere riconosciuti come My Lament. Ora come ora, se si ascoltasse Broken Leaf senza avere alcuna informazione su chi siano gli autori del disco, sarebbe del tutto plausibile scambiarlo per una nuova uscita dei Mourning Beloveth o dei Saturnus, tale è la somiglianza.
Gli appassionati più accaniti di doom metal troveranno sicuramente qualcosa d’interessante in Broken Leaf (e indubbiamente i My Lament hanno più di una freccia al loro arco), ma allo stato attuale le carte non sono ancora del tutto in regola affinchè la band possa davvero decollare. Promossi con riserva, per adesso: le capacità ci sono, e sono anche ottime, ma i My Lament hanno assolutamente bisogno di trovare una dimensione più personale se sperano di riuscire a ritagliarsi il proprio spazio nel vasto panorama doom.
Giuseppe Abazia
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Tracklist
1 – Broken Leaf (Intro) (05:09)
2 – Shepherd Of Sorrow (05:27) (myspace)
3 – Silent Nights (09:22)
4 – My Damnation Deep (04:34)
5 – The Soilseeker (07:01) (myspace)
6 – Her Dark Smile (08:56) (myspace)
7 – The Burden Of Doubt (05:38)
8 – Vilest Of Men (08:40) (myspace)