Recensione: Brothers Of Grief

Di Gaetano Loffredo - 16 Agosto 2007 - 0:00
Brothers Of Grief
Band: The Citadel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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I The Citadel si sono formati in Svezia nel 2002 per mano di Jonas Radehorn, cantante di origini colombiane, e di Kenneth Jonsson, astro nascente della sei corde di provenienza scandinava. 
La brochure promozionale introduce il disco di debutto parlando di progressive power metal: trattasi di una definizione dalla quale mi dissocio nella maniera più assoluta e, viceversa, mi sento di accostare il loro sound ad un heavy metal (iper-cadenzato) orientato verso territori riconducibili al doom, ed esente da accelerazioni tipiche dei generi menzionati in precedenza. Non che sia un fanatico dell’etichetta ma è bene informare correttamente l’utente in funzione del cosiddetto “acquisto sicuro”.

Il quintetto nordico ha riscosso un discreto successo in Gran Bretagna, conseguendo l’appellativo di migliore deomoband 2004 nel corso del famoso Guilfest londinese. Il primo singolo è stato rilasciato due anni dopo tramite Century Media e a luglio 2006 la firma con GMR Music Group per la pubblicazione e la distribuzione del neonato Brothers Of Grief.

Il problema evidente, scorrendo il compact disc, è quello di ascoltare brani di modesta qualità che rimangono tali nonostante siano manipolatati da musicisti che, tecnicamente, sanno il fatto loro. Il materiale proposto si focalizza su una sola, unica struttura base che si ripete canzone dopo canzone: piacevole nei primissimi minuti, di una noia mortale se l’ascolto diviene prolungato.

Disinibito e dinamico il lavoro in fase di produzione; lodevole è infatti lo sforzo negli arrangiamenti e ammiccante il taglio sonoro della sezione ritmica. Il dente “duole” quando ci si sofferma sul timbro della voce di Jonas e sulle sue ambigue soluzioni vocali: estremamente pesanti da digerire.
Il giocattolo spesso e volentieri si inceppa e brani come l’opener Brothers Of Grief o la seconda The Creeper non vanno oltre la pochezza di un riff canonico, di qualche rovente distorsione e di un ritornello easy-listening. E’ tutto qui?
Sì, se escludiamo la “mosca bianca” Call Of The Gods, eccellente esempio di capacità compositiva e di spiccata dote artistica: un decimo di soddisfazione, nove decimi di profonda insoddisfazione.
 
E in assenza di una scrittura ispirata, mancano perfino quelle deformità boombastiche che avrebbero restituito al disco un minimo di longevità.

Insomma, evitiamo fraintendimenti: siamo al cospetto di un lavoro che saprà (forse) farsi apprezzare da quanti nella musica cercano disimpegnati momenti di distrazione, coloro che decideranno di sborsare i quindici euro richiesti sappiano che il mercato è saturo di prodotti dallo scarso rendimento qualitativo e Brothers Of Grief rientra in questa triste categoria. Risparmiate tempo e denaro: di meteore ce ne sono fin troppe.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Brothers Of Grief
02.The Creeper
03.Call Of The Gods
04.The Union
05.Evil Kingdom
06.Sleeping In Reality
07.In The Ashes Of A Dream
08.Word Of Silence
09.Hammer Of Divine
10.The Play

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