Recensione: Burden Of Grief
Nati dalle menti di Ed Warby (Gorefest, Hail Of Bullets, Ayreon e altri ancora) e Rogga Johansson (Edge Of Sanity, Demiurg, Paganizer, Ribspreader e (tantissimi) altri ancora), più una line up attuale che comprende, tra gli altri, anche l’ex-Pain Of Salvation Kristoffer Gildenlöw, i The 11th Hour arrivano al debutto discografico nel 2009 con Burden Of Grief, album che, dal punto di vista lirico, appare piuttosto interessante, visto il concept basato sulle ultime ore di vita di un malato terminale, ma che, musicalmente e come ben vedremo, dice veramente poco e nulla.
Un concept piuttosto interessante, come dicevamo, più una manciata di musicisti coinvolti che è anch’essa di tutto rispetto e, infine, un contratto con la Napalm Records che non può fare altro che spianare la strada ad una band la quale, è necessario sottolinearlo, non è assolutamente da considerarsi come un semplice side-project, visto anche il recente rinforzamento della line up per riuscire a portare on-stage i brani registrati. Il problema di Burden Of Grief è in effetti, principalmente, quello di non aggiungere niente di nuovo a quanto fatto fino a ora da migliaia di altre band in circolazione. E potremmo anche chiuderla qui. Ma è doveroso, in questa sede, entrare come si deve nei dettagli: la proposta musicale del combo olandese si basa su di un doom melodico, lento, straziante, condito dall’uso del growl che si alterna, quasi in maniera precisa e costante, con un cantato pulito, melodico e altamente evocativo. Ed è quest’ultimo forse il vero e proprio punto di forza (se non l’unico, al momento) dei The 11th Hour, viste anche le ottime qualità vocali del singer Rogga Johansson. Ad accompagnarlo, una sezione ritmica brava a tenere ben equilibrate le parti più atmosferiche a volte condite da eleganti inserti di pianoforte (come nel caso della lunga Origins Of Mourning), le quali si alternano agevolmente con sfuriate dove la voce di Johansson passa, quasi in modo naturale, verso un growl feroce e, allo stesso tempo, straziante all’inverosimile. Il disco però non decolla, causa soprattutto una troppa omogeneità dei pezzi, a volte anche piuttosto ridondanti nelle loro parti più prolisse, una qualità del songwriting non poi così brillante, e, come già detto, una proposta musicale fedelissima a quanto già fatto da tanti altri gruppi in circolazione (My Dying Bride e relativi cloni in primis).
Un progetto (o gruppo vero e proprio, se preferite), quello dei The 11th Hour, nato sicuramente sotto le migliori aspettative, ma che purtroppo non convince quasi del tutto, pena in primis una serie di brani poco incisivi e, in alcuni tratti, anche molto ridondanti e con longevità molto limitata. Un disco, Burden Of Grief, che comunque, vista anche la sua onestà, può essere considerato anche come appena sufficiente, ma che purtroppo rischia solamente di perdersi in un mare di release ben più originali e interessanti.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 One Last Smoke
02 In The Silent Grave
03 Origins Of Mourning
04 Weep For Me
05 Atonement
06 Longing For Oblivion