Recensione: Burden Of Lies
Dalla culla del death italiano, Genova, arriva un’altra formazione ricca di buoni propositi e di animosità. Sono i Denial che, a distanza di quattordici anni dalla loro nascita, giungono al traguardo/punto di partenza del debut-album, intitolato “Burden Of Lies”. Alle spalle, solo due demo: “Origin” (2001) e “Morphogenesis” (2004).
Prendendo qualche punto di riferimento per inquadrare correttamente lo stile della band ligure, non si possono non fare i nomi di act classici quali Death e Carcass, giusto per fare due esempi. I quali, di conseguenza, forniscono lo spunto per pensare ai Denial come a un’entità piuttosto conservativa nella sua specie, rivolta più al passato che proiettata verso il futuro.
Un passato ricco di heavy il quale, come si conviene al death metal natio, ne forma parte formale e sostanziale. Niente old school, però: “Burden Of Lies” è un full-length che pesca sì con le sue radici sino ai leggendari anni ’80, ma senza restarne intrappolato. Sfuggendo così alle maglie della rete dei ricordi, della nostalgia e dei vecchi tempi che mai più torneranno. Al contrario, l’urticante ugola di Julie Ann, che sprizza sangue da tutti i pori, dona al sound quel certo non so che di modernità; necessario, a parere di chi scrive, per evitare di cadere nel cliché che identifica centinaia di formazioni troppo simili fra loro.
L’intuizione di assegnare tutte le linee vocali a una donna non è certo nuova, soprattutto se applicata al metal estremo, e a volte ha prodotto risultati opposti a quelli sperati; vanificando con prestazioni insufficienti, appunto, la voglia di rendere più originale qualsivoglia proposta. Julie Ann, invece, si mostra ‘naturale’ nella sua ‘innaturalezza’, affrontando con aggressività ma soprattutto intensità le strofe delle varie song. La natura, si sa, relega il genere femminile alle alte e cristalline tonalità, e le eccezioni, come appena scritto, possono essere fallimentari. Non questo caso dove, al contrario, la voce si amalgama con disinvoltura e genuinità al muro di suono tirato su dalla strumentazione elettrica e non. Nella chiara percezione, ed è qui che si concentra la bontà della performance, che dietro al microfono ci sia una rappresentante del gentil sesso.
Oltre a tutto questo, i Denial non rinnegano la melodia, regalando ai timpani alcuni momenti di ‘piacevole’ bellicosità musicale. Certo, le lande del gothenburg metal sono assai distanti, tuttavia un tocco di armonia non manca mai, sparso qua e là fra i brani. Il quale, per inciso, non scalfisce superficie di un sound durissimo, massiccio e compatto. Che, come giusto che sia, prende parecchio dal groove del thrash; con ciò evitando accuratamente BPM follemente elevati, riff zanzarosi e/o particolari complicazioni delle trame compositive.
E, a proposito di ciò, “Burden Of Lies” offre alcuni spunti molto ben riusciti come “Embers Of Hate” e il relativo solo di chitarra. Anche se, in linea generale, non pare esserci la necessaria continuità di consistenza come quella della canzone appena citata e il resto del gruppo; tale cioè da rendere memorabile l’opera. Proprio “Embers Of Hate” (o similmente l’incipit di “Fear”) sembrerebbe indicare il miglior stile rientrante ‘nelle corde’ dell’ensemble della Superba. Nel quale, per l’appunto, l’orecchiabilità non deve essere relegata a un ruolo di secondo piano ma anzi…
Ad ogni modo, “Burden Of Lies” mostra una volta di più l’ottimo stato di salute posseduto dal ‘metallo della morte’ nella nostra penisola, cui i Denial possono esserne fieri di farne parte. In prima fila.
Daniele “dani66” D’Adamo
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