Recensione: Burn ‘em All
Che i Confess fossero un gruppo da tenere d’occhio lo avevamo intuito già da tempo.
Ascoltando i loro album prodotti sin qui era, in effetti, tangibile e del tutto evidente una progressione costante, una crescita in termini di maturità artistica ed ambizione destinata a condurre il gruppo svedese verso la major league dell’hard rock continentale, allineandoli a nomi di grande prestigio come Crazy Lixx, Ammunition e Crashdiet.
Ai pesi massimi insomma, di una scena che ha sempre posseduto molte frecce al proprio arco.
Fa davvero piacere in questo senso constatare come il talento della band guidata dal singer John Elliot sia stato ampiamente riconosciuto e valorizzato da una label di casa nostra, al pari dei Confess, capace di mostrare continui segnali di crescita e buone idee.
Con la collaborazione di Street Symphonies, etichetta che sta in tutti modi tentando di affermarsi a colpi di uscite interessanti e buoni album, la sinergia ha inevitabilmente portato nella direzione di esiti notevoli, esemplificati in modo brillante da un disco ottimo come il recentissimo “Burn ‘em All“.
Confezionato con estrema professionalità, ambizioso e ricco di valori, il quarto capitolo prodotto dall’ancora anagraficamente giovanissimo combo svedese, si segnala proprio per la maturità con cui è stato amministrato e quindi realizzato, oltre che per un livello compositivo delle singole canzoni decisamente solido ed efficace.
Performanti, grintose, orecchiabili, appuntite ma in ugual misura melodiche, le tracce portanti del cd si allineano al glorioso pantheon del rock scandinavo, mettendo in musica atmosfere dallo smaccato richiamo ottantiano che tuttavia non odora in alcun modo di ammuffito o di vecchiume.
Un ipotetico ibrido tra Def Leppard, Treat e Poison potrebbe rendere in termini pratici il carattere primitivo che innerva la nuova proposta dei Confess: un parco giochi ideale per qualsiasi fan della gloriosa epoca cui il quartetto pare legato a doppio filo. Parimenti, un fascinoso richiamo anche per qualche nuovo appassionato che proprio da dischi come “Burn ‘Em All” rimarrà inevitabilmente attratto, complice un mondo – forse un po’ irreale e quasi favolisitico – fatto di luci colorate e sensazioni lontane dalla bruttezza della quotidianità attuale.
Brani come “Malleus”, “Heresy”, “Is It Love“, “Prominence”, “One for the Road” producono un effetto corroborante e contagioso, ammaliante, in grado di ottenere un effetto divenuto tutto sommato raro come quello di piacere sempre di più ascolto dopo ascolto.
Senza dubbio, l’unico “contagio” che ci può risultare il benvenuto in un periodo cupo e disordinato come questo. Aumenta il buon umore, fa pensare positivo, regala immagini di tiepide serate estive sulle strade del mitico ed onirico Sunset Boulevard.
Una droga legalizzata che aiuta a star meglio. Hard rock / Sleaze cromato e molto ben fatto che ha effetti quasi “balsamici”.
In un momento in cui in tanti saranno obbligati a rimanere confinati entro le mura domestiche, album come “Burn ‘em All” possono costituire una valida, validissima compagnia per trascorrere del tempo di buona qualità.
Nell’attesa, quando “le acque si saranno ritirate ed il sole sarà tornato a splendere”, di spararlo a tutto volume in una giornata luminosa e carica di rinnovato ottimismo…