Recensione: Burning Bright
I primi anni novanta, periodo arido d’emozioni e di gioie per i cuori degli amanti del rock melodico, furono illuminati per un breve tratto dalla luce splendente di un’autentica cometa, comparsa all’improvviso a ristorare gl’animi tediati da suoni inaciditi e lontani dal blu profondo dell’AOR americano targato eighties, ricco di calore e vibrazioni cariche di positività.
I The Storm – fenomenale band nata dall’incontro tra una pattuglia d’irriducibili, composta da alcuni elementi dei leggendari Journey, uniti a musicisti provenienti da una scena musicale mai rassegnata ad arrendersi all’imperante inasprimento dei toni – rappresentarono un passaggio fondamentale di quegli anni, un fuggevole frammento di continuità in grado di fungere da ponte tra una gloriosa epoca passata, ed un periodo di riscoperta ancora lontano, divenuto poi con il trascorrere degli anni una sorta di mito imprescindibile per chiunque si sia dichiarato fan dell’AOR.
Di quella straordinaria formazione ancora oggi un po’ rimpianta, rimasero due sole testimonianze discografiche ed una traccia stilistica riconosciuta poco dopo in una nuova emanazione del gruppo – frutto della volontà dei due principali artefici Kevin Chalfant e Josh Ramos – dalle coordinate nuovamente affini ai Journey e dall’evocativo nome di Two Fires.
Per quanto non paragonabile per qualità ed emozioni ai The Storm, anche quest’ulteriore rivisitazione di stilemi calorosi e ricchi di vigore, seppe garantire ottimi riscontri (complice una line up di tutto rispetto), ancora una volta con una coppia di album d’assoluta piacevolezza e bontà artistica.
In un’epoca di risveglio per le “questioni” melodiche, in cui nuovi impulsi rendono nuovamente vitali realtà che si credevano disperse, fa dunque grande piacere ritrovare anche il nome dei Two Fires fra quelli dei come back inattesi, a sigillare un terzo capitolo immutato nelle forma e nei contenuti, seppur realizzato da una line up quasi del tutto stravolta rispetto alle origini.
Della coppia di promotori rimane, infatti, il solo Kevin Chalfant, unico superstite dell’intera avventura The Storm/Two Fires, orfano anche del fedele Josh Ramos ma in ogni caso tutt’ora provvisto di buoni spunti e dei proverbiali “colpi” ad effetto, utili al fine di sollazzare le orecchie degli appassionati.
Semplicemente didascalico e privo di senso pertanto, cesellare una descrizione minuziosa di stile e fonti d’ispirazione.
I tradizionali e meravigliosi Journey, rimangono cristallizzati in un songwriting che omaggia in ogni dove i caratteri distintivi della produzione di Neal Schon e “famiglia”, musa definitiva che sin dall’artwork di copertina – parecchio affine a quello di tante cover della band di San Francisco – appare come una sorta di modello imprescindibile spinto a livelli prossimi all’emulazione.
Manca a dire il vero, il tocco vellutato e ricco di personalità di Ramos, sin qui alter ego perfetto di Chalfant e chitarrista di grande valore, ma quanto proposto è, anche in occasione di questa “rinascita”, un menù arricchito di tutti gli elementi necessari a decretarne il pieno successo.
Grande melodia, ritornelli aperti e gioiosi, quasi nostalgici nel proprio voler rimembrare sensazioni ottantiane, livello qualitativo omogeneo e quell’atmosfera orgogliosamente sognatrice tipica dei prodotti AOR modellati per essere colonna sonora di attimi suggestivi ed estatici.
Le emozioni va da se, sono per lo più di quelle zuccherose ed edulcorate, pur tuttavia non mancano sprazzi di frizzante, vigorosa e cristallina spensieratezza. L’opener “Is It Any Wonder” presenta, in effetti, un dinamismo acceso che si esalta in gradevoli assolo e ritornelli di facile assimilazione, seguita – a sancire un esordio col botto – da quella che, a conti fatti, si rivelerà come una delle pietre angolari della riuscita di “Burning Bright”, ovvero la bellissima e nostalgica “Lost In This Song”, classico brano che cattura magneticamente grazie all’incedere gioioso ed alla linea melodica ruffiana ed accattivante. Un frammento dei The Storm, ancora vivo e pulsante…
L’album registra quindi un’inflessione maggiormente intimista e rilassata nella parte centrale di scaletta, omaggiando il rock adulto “journeyano” con un lotto di pezzi intrisi di passioni e colori vividi (tra cui spicca “Some Things Are Better Left Unsaid”, brano realizzato in combutta proprio con Neal Schon e Gregg Rolie), per poi risalire sulla magica navicella che campeggiava tanti anni fa sulla copertina di “Escape”, in un viaggio revivalistico d’incantevole e delizioso fascino.
Poco importa se i passeggeri sono dei clandestini o se l’originale non è comunque raggiungibile: “Burning Bright”, “Hold On To Your Dreams”, “Answer To My Prayer” e “Relentless” sono dei piccoli gioielli di puro e scintillante AOR che solletica la fantasia e richiama, una volta ancora, il grande cielo blu di orizzonti sconfinati, evaporando in sensazioni che profumano di onirico ed irreale.
L’immancabile “lentone” da lume di candela, “All For One”, suggella infine la nuova creazione di mr. Chalfant, regalando un testo che pare voler abbracciare tutti gli irriducibili sognatori che, attraverso una musica tanto semplice ma splendidamente vitale come il rock melodico, colorano la propria vita con una colonna sonora fatta di positività e gioia di vivere.
“The Dream is still alive, inside our souls”: non siamo sicuri che la dedica sia rivolta proprio a noi amanti dell’AOR, il pensarlo tuttavia, rende la conclusione di questo piacevolissimo album ancora più dolce e romantica, smorzando gli ultimi acuti su tonalità tenui mantenute sino al termine, in un’aura di delicata e seducente poesia estiva – quasi un sogno ad occhi aperti – che, al principio, non ci saremmo mai aspettati tanto pregevole e gratificante.
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Tracklist:
01. Is It Any Wonder 4:06
02. Lost In The Song 4:14
03. Some Things Are Better Left Unsaid 5:28
04. Epic In The Night 4:10
05. Shattered Without You 5:10
06. Burning Bright 4:35
07. Hold On To Your Dream 5:24
08. Still In Love 3:31
09. Answer To My Prayer 3:55
10. Relentless 3:52
11. All For One 4:14
Line Up:
Kevin Chalfant – Voce / Cori
Alby Odum – Chitarra
Michael “Ralph” Gardner – Chitarre
Timmy Higgins – Batteria
Jim Widlowski – Batteria
Shawn Fichter – Batteria
Chuck Giacinto – Tastiere
Bill Cuomo – Tastiere
Randy Hatzer – Basso
Mike Higgins – Cori