Recensione: Burning Rain/Pleasure To Burn(Reissue)

Di Fabio Vellata - 21 Maggio 2013 - 0:01
Burning Rain/Pleasure To Burn(Reissue)
Band: Burning Rain
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

Per raccontare la storia dei Burning Rain è necessario partire da lontano, non tanto in termini temporali, quanto piuttosto di distanze vere e proprie.

Costruito per volere dell’ottimo guitar player Doug Aldrich sul finire degli anni novanta, il gruppo dalle evidenti connotazioni hard fu, infatti, diretta emanazione della fortunata esperienza dello stesso Aldrich con il progetto Bad Moon Rising, esplosiva all-star band che nel corso dei nineties aveva raccolto clamorosi consensi “dall’altra parte del mondo”, ovvero, in quell’angolo di globo da sempre molto ricettivo per determinate sonorità che le carte geografiche chiamano Giappone.
Una serie di album a base di un hard rock vigoroso e fiammante – ultimo dei quali, “Opium For The Masses” – condussero il quartetto verso vette di popolarità assolute, scolpendo nella memoria collettiva il nome del chitarrista americano e dei suoi fortunati compagni d’avventura.

Proprio in virtù della grande fama acquisita in terre giapponesi, per Aldrich non fu quindi troppo difficoltoso, all’alba dello scioglimento della band, ottenere un nuovo proficuo deal discografico con la potente Pony Canyon / Z Rock, speranzosa di veder replicati gli esiti – artistici e commerciali – ottenuti proprio con i Bad Moon Rising.
Raggiunto da Keith St.John alla voce (eccellente singer dei Medicine Wheel), reclutato Alex Macorovich alla batteria (ex degli Steelheart) ed accompagnato ancora da Ian Mayo al basso (anch’egli reduce dai BMR), il risultato fu rappresentato da due album a nome Burning Rain – datati 1999 e 2001 – in cui dar libero sfogo ancora una volta al proprio estro “rock” in senso stretto, spostando il baricentro verso sonorità americane dure, compatte, virili, spesso massicce, entro cui mai smarrire intuizioni melodiche easy listening.
Rifacendosi ad ispirazioni evidenti quali Led Zeppelin, Thin Lizzy e soprattutto Whitesnake (non a caso Aldrich, qualche anno più tardi, verrà assoldato da Coverdale in occasione della rinascita del Serpente Bianco), “Burning Rain” e “Pleasure To Burn” apparvero, in sostanza, una sorta di prosecuzione stilistica di quanto incorporato nel songwriting dei Bad Moon Rising.
Pur se con qualche grado di asperità in meno.
Due release solide e di ottima qualità insomma che, sebbene toccate da qualche minima pecca riferibile ad alcuni filler dispersi qua e la, non fecero altro che alimentare il buon nome del lungocrinito chitarrista, nuovamente alle prese con un successo annunciato in zone nipponiche.

Data la reperibilità divenuta nel frattempo un po’ faticosa per via della produzione giapponese – seppure ancora in circolazione sui mercati online (Ebay su tutti) – appare dunque anche questa volta ben mirata l’idea made in Frontiers di realizzare una coppia di buone ristampe – con tanto di bonus – dei due album usciti ormai parecchi anni fa, metodo parimenti efficace al fine di celebrare la rentrée del gruppo con il nuovissimo “Epic Obsession”, previsto in contemporanea uscita.

Animati da pezzi invero eccellenti quali “Jungle Queen” (dalla chiara affinità con “Slow And Easy” degli Snakes) “Making My Heart Beat”, “Can’t Cure The Fire” e “Can’t Turn Your Back” in occasione del primo capitolo e  “Love Emotion”, “Stone Cold Crazy”, “Cherie Don’t Break My Heart” (altra coppia di piacevoli “plagi” a carico di Coverdale e compari), se il soggetto della discussione è “Pleasure To Burn” (che, alle orecchie del sottoscritto, si è sempre fatto preferire in forza di una maggiore componente melodica), i due album descrivono in buona sostanza gran parte di quello che può condensarsi entro una definizione semplice ed al limite del banale quale quella di Hard Rock.
Energia, passione, vitalità e grinta da vendere cui, la potenza della chitarra di Aldrich e la versatilità dell’ugola di St. John, donavano il tocco “superiore” e risolutivo.

Poco altro da aggiungere dunque. Gli appassionati conosceranno la materia già da lungo tempo, i neofiti avranno forse ora maggiori opzioni per fare la conoscenza dell’ennesima, valida, band che l’universo del rock duro ha prodotto nel corso degli anni.
Un passaggio obbligato ed in parte essenziale per i fan, oltre che dei già mille volte citati Bad Moon Rising, anche di Blue Murder e Whitesnake.

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