Recensione: Bury the Pain

Di Andrea Bacigalupo - 5 Giugno 2019 - 8:30
Bury the Pain
Band: Xentrix
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2019
Nazione:
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82

Xentrix logo 2

Gli Xentrix sono tra le band che, a metà degli anni ’80, dettero inizio al movimento Thrash britannico assieme ad Onslaught, Sabbat, Slammer, Acid Reign, Sacrilege e molti altri.

La loro carriera fu abbastanza travagliata a causa di molteplici cambi di lineup, un primo scioglimento nel 1992, dopo la registrazione di tre album (Shattered Existence, For Whose Advantage? e Kin), un breve ritorno in pista nel 1996, che li portò ad incidere il quarto album Scourge, prima di separarsi nuovamente, una reunion dieci anni dopo, ai soli fini live, e poi il silenzio fino al 2013 quando annunciarono il loro ritorno e di star lavorando a del nuovo materiale.

Tale materiale, finalmente assemblato, ha dato vita a ‘Bury the Pain’, il quinto album che sarà disponibile dal 7 giugno 2019 attraverso la label Listenable Records.

Che dire? Gli Xentrix di oggi sono una band nuova al cinquanta per cento, essendosi affiancati agli originali Dennis Gasser (batteria) e Kristian ‘Stan’ Havard (chitarra) il bassista Chris Shires ed il chitarrista/cantante Jay Walsh. Quest’ultimo accumulò buona esperienza con la band di Blaze Bayley nel periodo che va dal 2008 al 2010, partecipando alla registrazione di tre album.

Xentrix 500

Con ‘Bury the Pain’ il combo, che si dimostra in forma smagliante, esprime un sound più simile a quello degli esordi: un Thrash non troppo indemoniato ma carico di melodia e buona tecnica che prende influenza dai vecchi lavori d’oltreoceano.

In generale le tracce sono ben articolate, con cambi di tempo che passano dal veloce al cadenzato con buona disinvoltura, senza però essere troppo complicate, puntando sull’impatto sonoro che tanto fa saltare ed impazzire i fans.

Le ritmiche sono energiche e dinamiche, con un ampio uso delle Twin Guitar, per accentuare le linee melodiche, allacciate al sacro verbo della NWOBHM dalla quale, in sostanza, aveva preso ispirazione il Thrash americano (un cerchio che si chiude, in poche parole).

La voce esprime aggressività e cattiveria con giusta espressività, anche se un po’ limitata nei toni (… i cantanti Thrash eccellenti sono proprio pochi purtroppo …), imprimendo una buona ed ulteriore forza ai pezzi.

Gli assoli sono estrosi ed importanti e mantengono viva la melodia, sia quando sono suonati velocemente sia quando sono più lenti ed enfatici.

Insomma, un buon gruppo compatto ed omogeneo con le idee chiare, espresse attraverso dieci brani che, pur non avendo in se niente di originale, non sono comunque scontati e si ascoltano con piacere, sbattendo prima il piede e poi la testa, adeguandosi ai ritmi aggressivi e determinati che li compongono.  

L’inizio è affidato alla Title-Track, ‘Bury the Pain’, introdotta da un’enfatica melodia di chitarre gemelle: è potente, veloce ed arrabbiata, intersecata da buone sezioni cadenzate. Un classico pezzo Thrash Metal, che carica la folla.

Segue ‘There Will Be Consequences’, anch’essa veloce ed impreziosita da un avvincente coro nel refrain.

Bleeding Out’ ha un andamento folle, intervallato da sezioni ritmiche in tempo medio mentre ‘The Truth Lies Buried’ si basa sulla rabbia, ma anche sulla malinconia, espressa in un lento interludio che parte con le chitarre gemelle accompagnate da un basso passionale.

Segue ‘Let the World Burn’, velocissima, estremizza la durezza durante i cambi di tempo.

Passata la metà dell’album si ascoltano la veloce ‘The Red Mist Descends’ e la granitica ‘World of Mouth’, anche lei dominata dai cambi di tempo.

Deathless and Divine’ ha un refrain molto coinvolgente mentre ‘The One You Fear’ è la sorpresa dell’opera: racchiusa tra due sezioni acustiche tranquille scopriamo una bomba a tempo che esplode spargendo cattiveria ed aggressione sonora, con cori determinati ed una ritmica devastante. E’ un pezzo differente dagli altri, che coinvolge ed impressiona. A parere del sottoscritto è quello più incisivo e lascia ben sperare sul futuro degli Xentrix.

Chiude degnamente la veloce e pesante ‘Evil By Design’.

Tirando le somme: un buon ritorno quello degli Xentrix, che ha annullato i ventitre anni passati dalla loro ultima uscita discografica.

Come già detto, ‘Bury the Pain’ non esprime nulla di originale, ma nonostante questo è un buon lavoro, genuino, tecnico, serio e rispettoso della storia, con ritmi abrasivi e dinamici che richiamano il Thrash Bay Area e si riallacciano anche al buon Heavy Metal inglese. Bentornati Xentrix!!! Speriamo che la formazione si consolidi ed attendiamo il prossimo lavoro.  

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