Recensione: By Blood Sworn
Un chitarrista della statura di Ross The Boss che è parte della storia del metal non ha bisogno di presentazioni, basta dire che è stato protagonista in una delle band più influenti e iconiche di sempre: i Manowar. Da lì Boss ha continuato e continua a suonare la sua musica arricchendo il proprio curriculum e marchiando a fuoco prestazioni con la sua band solista attraverso le pubblicazioni di album come “Hailstorm“, “New Metal Leader” e la sua ultima fatica dal titolo “By Blood Sworn.” Nell’attuale line up figurano Marc Lopes alla voce e alle tastiere, Mike LePond (Symphony X) al basso e Lance Barnewold alla batteria (che sarà sostituito da Steve Bolognese nel tour dell’album).
“By Blood Sworn “, uscito il 20 aprile tramite AFM Records, è tutto quello che ci si aspetta da Ross The Boss, già dalla copertina raffigurante un cavaliere inginocchiato dopo la battaglia che regge la sua possente spada e l’aquila che compare dietro di lui. Siamo al cospetto di una riproposizione del suono che l’ha reso famoso e una celebrazione del metal più epico e vecchia scuola che ci sia.
È evidenziato subito dalla titletrack posta in apertura, un attacco senza fronzoli glorioso e battagliero, con il riff portante di chiara scuola “Boss” e la voce di Lopes che interpreta le strofe con fierezza lasciando sul campo un po’ di acuti non male. Ovvio, il vocalist non possiede la classe di Eric Adams, ma lo spirito è quello, e la sei corde del leader ci riporta sempre indietro negli anni dimostrando di possedere ancora lo spirito dei vecchi Manowar riportandolo alla luce con più qualità di quanto fatto dai suoi ex sodali negli ultimi anni. “Among the Bones” ha un appeal rockeggiante con un altro bel riff e una parte centrale enfatica sostenuta dalle tastiere. Occhio poi al refrain incalzante, qualità che non manca mai nel corso del disco. La spedita “This Is Vengeance” ci regala un altro po’ di acuti lancinanti e ruggiti da guerriero con una chitarra ruvida e trita sangue. Qui Lopes fa faville al microfono dimostrando di saper variare l’interpretazione (restando sempre nei canoni del genere proposto), ricordando da vicino l’impostazione di James Rivera degli Helstar. Inquietanti le voci dei bambini nella ossianica “We Are The Night” che si accavallano al ringhio satanico di Lopes, mentre “Devil’s Day” invece è un remake della mitica “Hail And Kill” dei Manowar, ma è inevitabile rintracciare più di un richiamo al passato visto che sempre di celebrazione del passato e di uno stile forgiato con le proprie mani stiamo parlando.
C’è il momento acustico nell’incipit di “Faith Of The Fallen” che poi si apre in una ballad intensa piena di un tappeto di tastiere e impreziosita con un assolo da manuale. La celebrazione del pagano viene affidata al taglio oscuro di “Lilith”, evocativa e con altro bel lavoro di chitarra che lungo gli oltre sette minuti della traccia offre una cadenza sulfurea, l’ennesimo assolo scintillante, un’accelerazione finale prima di tornare a sciorinare note dal sapore infernale (e LePond ci mette del suo inserendo i rintocchi grezzi del suo basso) nella coda che sfuma via. Probabilmente l’apice dell’album, di sicuro da riassaporare in più momenti.
Prima della chiusura aggressiva e classica di “Fistful Of Hate”, con “Circle Of Damnation” si tocca il momento più happy della tracklist, un numero fortemente rock che nella strofa ricorda addirittura gli AC/DC, e anche l’assolo di Ross è abbastanza inquadrato in quell’ottica.
In conclusione, anche se Ross The Boss probabilmente baserà i propri live sul repertorio classico dei Manowar, “By Blood Sworn” è certamente duro e pesante come i precedenti album, e denso di una qualità da maestro del genere che non viene mai meno. Si tratta di un album che fila via con gusto e merita più di un ascolto se si ama l’epic metal più classico e si ha nostalgia dei bei tempi in cui Joey Di Maio e soci trasudavano fierezza e quella sana dose di testosterone pacchiano che riuscivano a imprimere nei loro capolavori.