Recensione: Caedium
Caedĭum, cioè «delle uccisioni, degli omicidi».
Per il secondo album della loro carriera, “Caedium”, appunto, i teutonici Enemy Of The Sun prendono spunto dai nostri antenati per metter giù un progetto che parte dal thrash per transitare attraverso terre estranee alla Nazione metallica. Guarda caso, terre assolate, aspre, solari; come quelle che si affacciano sul Mediterraneo. Per convincersene, basta iniziare l’ascolto del platter con “I Am One”, con il flamenco che affiora qua e là sin dall’incipit acustico, o di “Chasing The Dragon”, dal folkloreggiante sapore di mirto.
Questo concept non sarebbe forse così curioso se non fosse che ad appassionarsi dei Latini altri non è che il tedesco (ma polacco d’origine) Waldemar Sorychta, dalla lunga e luminosa carriera di chitarrista (GRIP INC., Voodoocult, Despair) e di produttore (Moonspell, Lacuna Coil, Sentenced). Curioso, perché in genere accade il viceversa, con parecchi gruppi dell’Europa meridionale a cimentarsi con le culture delle popolazioni nordiche.
In ogni caso, coadiuvato dal cantante finlandese Jules Näveri, dalla bassista di Mönchengladbach Alla Fedynitch e dal connazionale Daniel Zeman alla batteria, Sorychta riprova a scuotere il mercato dopo il relativo, scarso successo del debut-album “Shadows”.
Presumibilmente, uno dei proverbi preferiti dal Nostro dev’essere: «se sbagliare è umano, perseverare è diabolico». In “Shadows”, infatti, si era manifestata una grossa difficoltà nel legare assieme le canzoni, troppo dispersive e stilisticamente incongruenti fra loro. Come niente fosse, l’irrisolvibile puzzle è proposto tale e quale nel disco in esame. I quattordici brani che compongono l’opera sembrano provenire da quattordici band diverse. Il che, come si può facilmente intuire, non è proprio il massimo della faccenda. Nonostante chi vi scrive affronti con ostinazione più e più passaggi, il bandolo della matassa non si riesce a dipanare. Semplicemente, perché è irrimediabilmente inestricabile. Tutto appare confuso, caotico, casuale, in assenza di quel filo conduttore che dovrebbe essere il primo parametro da tenere in considerazione da parte di chi si assume la responsabilità di scrivere le canzoni e poi di rifinirle.
L’idea di contagiare il thrash con elementi di etnia latina non è certamente da buttar via; tuttavia la contaminazione non si somma allo stile (quale?) in modo verticale – come dovrebbe essere, vedi Nile ad esempio – bensì in orizzontale; costruendo sequenze folk-thrash-folk-thrash dal ridotto spessore emotivo.
Le linee vocali di Näveri «saltano di palo in frasca», passando dal growl allo scream al clean senza che ci sia la necessaria continuità stilistica, come se nelle canzoni ci fossero tre vocalist diversi. Il che fa, purtroppo, da paio con quanto scritto più sopra in merito all’eterogeneità delle canzoni.
Qualcosa (poco) si salva: il sound. Pulito, equilibrato, potente e massiccio; segno di un approccio totalmente professionale al lavoro. E anche qualche brano, perlomeno quando questi si mantiene entro contorni almeno abbozzati: come “Sky Shooting Stars”, dal piglio cattivo e aggressivo e “Try Out”, dal feroce chorus che sa tanto di hardcore.
In conclusione, “Caedium” è un minestrone preparato con così tanti ingredienti (non manca nemmeno la techno in “Castaways In The N.W.O.”) che alla fine non sa di nulla. La confusione mentale, alla fine, è l’astrazione che prende il sopravvento sulle altre possibilità emotive, affossando inesorabilmente il CD.
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Track-list:
1. Lithium 2:19
2. Another End Of The Rainbow 3:48
3. I Am One 3:18
4. Chasing The Dragon 4:15
5. Castaways In The N.W.O. 3:36
6. The Power Of Mankind 4:14
7. Ticket 4:49
8. Paradigm 3:12
9. Tryout 3:29
10. The Golden Horizon 5:10
11. Sky Shooting Stars 4:04
12. Stolen Sky 3:29
13. Aimless 4:44
14. In Memoriam 1:53
Line-up:
Waldemar Sorychta – Guitars
Jules Näveri – Vocals
Alla Fedynitch – Bass
Daniel Zeman – Drums