Recensione: Caleidoscope
Si presenta come un supergruppo prog questo nuovo progetto della Atenzia Records, in cui confluiscono le passioni per il genere di cinque musicisti finalmente in grado di esprimere le loro preferenze in ambito musicale anziché continuare le numerose apparizioni in qualità di guest o turnisti in act che non sentivano propri.
Se si sommano tutti gli album a cui hanno partecipato i nostri, si supera il centinaio, e ciò dovrebbe rappresentare quantomeno garanzia di professionalità e maturità tecnica. Gli eventuali dubbi risiedono tutti nella capacità compositiva e nel valore artistico che, ahime, anni di professionismo non creano ma, al massimo, contribuiscono a sviluppare.
La band parte come un terzetto composto da Göran Edman (Brazen Abbot, Nikolo Kotzev, Kharma, Johansson, Snake Charmer, Yngwie Malmsteen e John Norum tra gli altri) alla voce, Benny Jansson (Snake Charmer, The Johansson Brothers, Erika, Angel) e Daniel Flores (Afterglow, Mind’s Eye, ZooL, Hubi Meisel, Faro, Chris Catena, Secret Sphere) alla batteria, per poi completarsi con il bassista Mathias Garnås e il tastierista Matt Norberg, anch’essi apparsi negli album del nostro Chris Catena, oltre che in vari altri progetti minori. La band, dunque, orbita nell’hard rock/progressive svedese dei nomi più noti da molto tempo, e non mi sarei sorpreso a leggere anche il nome dei fratelli Johansson comparire in questo album, anche se, a quel punto, si sarebbe trattato di un’estremizzazione – in termini progressivi – del progetto Snake Charmer, essendo questo Caleidoscope un calderone – se mi passate il termine – di tutto ciò che in stato più che embrionale era stato espresso nel lavoro sopracitato.
In realtà le influenze che convergono in questo album sono talmente molteplici e talmente portate all’eccesso dai nostri, che il paragone diviene quasi azzardato, ma parlando di attitudine non vedo grossi problemi a riferirmi a determinati act. C’è da dire che il risultato è spiazzante, sinceramente era da tempo che non mi capitava di sentire una tale fusione di intenti e di ispirazioni così ben amalgamata e così ben arrangiata. La classe con cui i nostri passano dagli Yes ai Marillion, ai cori à la Queen, ai soli fulminanti di tastiera in stile neoclassico, addirittura alle melodie finto-NU con voci filtrate ed effetti speciali (tanto i NU-metallers che ne sanno che queste cose le facevano i King Crimson trent’anni fa?), all’AOR degli Asia, il tutto condito in un’ampollosità che spesso diventa straripante, eccessiva.
Le voci si inseguono senza pace, e dove – rarissimi casi – l’Edman solista fa capolino, si esprime in modi per cui mai lo avevo apprezzato prima, tra falsetti e scherzi vocali degni del miglior Fish, mentre i cori sono più accomunabili alla ridondanza quasi barocca di soluzioni tra Kansas e Styx, peraltro già adottate in chiave prog metal da The Flower Kings e Spock’s Beard, senza contare le aperture di stampo power/sinfonico alla Rhapsody o Savatage.
Insomma, un vero e proprio vaso di Pandora, da tutti i punti di vista, che suscita le perplessità maggiori – manco a dirlo – quando assume i connotati ritmici (soprattutto insieme a determinati suoni di chitarra) di stampo Dream Theater, momenti che hanno strappato qualche sbuffo di troppo al sottoscritto.
Fatta salva questa insignificante parentesi, l’unica paura è quella di aver esagerato, anche se fin dal titolo, le intenzioni erano ben chiare, ma più di qualcuno potrà rimanere un po’ “rintronato” dall’incredibile “treno” di richiami stilistico-compositivi che arriva diretto e inarrestabile, la qualità (tantissima) nascosta dietro la quantità (troppa).
Esagerato.
Tracklist:
- April Skies
- Lex The Fly
- Mr. Chairman
- Take Me Home
- In Memorial Of…
- By The Golden River
- Waves Of The Sea
- Green Mile
- Cosmic Virus
- Material World
- A Snake In Paradise
- XsavioR