Recensione: Call Me Under 666
Mi sono messo a ridere quando ho scoperto la nazionalità dei Godiva. Prima che mi arrivasse via posta questo promo alla parola Svizzera infatti associavo monti innevati, le guardie, cioccolata a gogò, una vittoria sicura in un ipotetico scontro calcistico e una sonora ramazzata in Coppa Davis. Continuando con i luoghi comuni una popolazione pacifica e ricca intenta a forgiare orologi di precisione. Tutto ma non una nazione “metallara”. Ma in un mondo dove Alinghi vince l’America’s Cup dove ci sono certezze ragazzi? I Godiva sono una band, (che come già avrete capito è svizzera), formatasi dalle ceneri della coverband “Granit”. Nel 2001 diedero alla luce un demo comprendente 3 canzoni che attirò subito l’attenzione degli addetti ai lavori e che portò la formazione ad esibirsi con Freedom Call, Primal Fear ecc. Dopo l’omonimo debutto cambiarono guitarist (Fernandez) ed a distanza di ben 4 anni arriva Call Me Under 666. La copertina…beh ragazzi, se l’inferno è così…credo di aver reso l’idea. Passiamo ora nei meandri del cd. La musica proposta dalla band è potente e senza tanti compromessi. I nostri non fanno sfoggio di virtuosismi particolari nei solos e nelle composizioni: spaziano tra un Heavy Metal diretto e melodie più curate che, tuttavia, mai risultano essere eccessive. Il punto forte del gruppo è rappresentato dal singer dotato di un’ottima ugola che si impone lasciando il segno in ogni sua interpretazione. Il lavoro risulta essere nella sua interezza omogeneo con tante canzoni piacevoli e alcuni picchi che ora mi appresto a descrivere brevemente.
La Title Track è un mid tempo guidato da un riff ipnotico che introduce strofe e un bridge in crescendo. Molto curato il refrain e notevole il break oscuro arricchito da un growl cattivo che dà forza al finale del pezzo. Di livello anche Maneater: una track di incalzante che si apre con un grande giro di chitarra. Il riff sottolinea al massimo la bellezza delle strofe e il refrain ripetuto in maniera ossessiva non può non rimanere in testa. A spezzare la traccia giunge un solos abbastanza articolato che rende ancora più piacevole il ritorno alle sonorità iniziali che chiudono il cerchio. La Hit indiscussa del disco è When Lightening Strikes. Un piccolo gioiello che coniuga melodie importanti alla potenza della chitarra di Fernandez. Nulla da dire! Tutto gira alla perfezione con strofe che lanciano un refrain curatissimo con backing vocals ed il solos scala diletta le nostre orecchie. Discreta anche la mini suite The Flight Of The Dragon con diverse accelerazioni e molto positive le più minimali e rudi Proud To Be A Beast e My Fate. L’unica song che non mi è piaciuta è stata il lento Free My Soul; non che sia brutto ma scontato e impalpabile.
In conclusione un disco non essenziale ma davvero interessante e spendibile. Non cambierà la scena del Power-Heavy Metal e probabilmente, (ed ingiustamente aggiungo io), finirà nel dimenticatoio. Ciò non toglie che i Godiva hanno fatto davvero un bel disco sopra la media. Per chi ama riff e non crede che il Power sia solo doppia cassa e, soprattutto, per chi crede che la Svizzera non sia solo la patria del cioccolato.
TRACKLIST:
1. Headache Machine
2. Hellraiser
3. Call Me Under 666
4. My Fate
5. When Lightening Strikes
6. Only Heaven Knows
7. The Flight Of The Dragon
8. Maneater
9. Proud To Be A Beast
10. Soulkiller
11. Free My Soul.
“Top Songs”: Maneater, Call Me Under 666, When Lightening Strikes.
“Skip Song”: Free My Soul.