Recensione: Can Do
Non sembra esserci limite alla creatività di Pat Travers, musicista che ormai da quasi quattro decadi non cessa di produrre album intensi e passionali, costruiti senza mai tradire la fede nell’Hard Rock più classico.
Supportato, nel corso degli anni, da tantissimi musicisti di ottimo livello, il chitarrista statunitense è ricordato anche per aver ospitato nella propria band – agli inizi della carriera – un’allora giovanissimo Nicko Mcbrain, batterista che ebbe modo di suonare negli album “Makin’ Magic“ e “Putting It Straight“, rispettivamente del 1976 e ’77, prima di occupare il posto lasciato vacante da Clive Burr negli Iron Maiden a partire dal 1983.
Fin dagli esordi, l’artista americano ha pubblicato con frequenza un gran numero di uscite: anche nel 2013 non si è fatto attendere, tornando sul mercato con “Can Do“, successore di “Blues On Fire“, uscito l’anno scorso.
Ogni album targato Pat Travers Band, è una cascata adrenalinica di emozioni, riassunte in una manciata di canzoni che proiettano l’ascoltatore in un universo fatto di classe e di stile.
“Can Do“ si dipana attraverso dodici tracce e affida l’apertura all’ipnotica title track, magnetica e coinvolgente: il brano è contaminato da ottimi elementi psichedelici e fraseggi della sei corde che si sublimano in un chorus semplice ed efficace.
L’artista sembra profondamente legato alle proprie origini musicali, come dimostrato dall’ottima “Stand Up“, canzone dall’eccellente sapore seventies, e dalla struttura a dir poco irresistibile, anche in questo caso culminante in un refrain alcolico, accattivante ed orecchiabilissimo.
I toni si addolciscono e le atmosfere si fanno più rilassanti con uno degli apici assoluti del cd, la splendida “Diamond Girl“. Sublime affresco AOR, suonato con classe e grande buon gusto, il profilo melodico sembra quasi voler ricordare l’elegante stile di Chris Rea, arricchendo di colori accesi e passionali un album che sin dalle prime batture si prospetta di grande fascino.
La classe del Melodic Rock tipicamente americano troneggia poi nella perfetta “I’m With You“, eccezionale nel catturare l’attenzione dell’ascoltatore con un superbo riff chitarristico che fa da sfondo ad ottime armonie vocali, ancora una volta, destinate a confluire in un ritornello assolutamente vincente.
Il chitarrista decide di dare libero sfogo all’Hard Rock più ruvido per un altro episodio di immenso valore in “Long Time Gone“, canzone divertentissima nell’alternare velocità sostenute a riff più cadenzati, che ovviamente guardano all’operato di artisti del calibro di Jimi Hendrix, Ted Nugent e Lynyrd Skynyrd.
La nuova opera del talentuoso guitar player statunitense non sembra avere cali di tensione e prosegue con la magnifica “Wanted (That Was Then,This Is Now)”, sognante ballad (per la quale i Def Leppard di “Adrenalize“ avrebbero fatto carte false ) che si diverte a cullare l’ascoltatore in un’atmosfera rilassante, guidata dalle superbe ed ispiratissime melodie chitarristiche.
“Armed & Dangerous“ e soprattutto “Here Comes The Rain“ (straordinario rifacimento “intimista” di un celebre pezzo anni ottanta degli Eurythmics di Annie Lennox e Dave Stewart), mantengono l’album su un livello qualitativo elevato, così come la sublime “Keep Calm & Carry On“, con la quale probabilmente si raggiunge il picco artistico dell’intero platter: un brano strumentale in cui è proprio la chitarra di Travers l’assoluta protagonista, coadiuvata perfettamente dal resto del gruppo.
Anche dopo questo ennesimo ottimo momento, il gruppo allestito da Travers non smarrisce energia ed incastona un ultimo trittico adrenalinico, composto dalla divertente “Dust & Bones“, seguita dalla grandiosa “Waitin’ On The End Of Time“ che a sua volta precede la conclusiva e blueseggiante “Red Neck Boogie“, traccia che, com’è facile intuire, rappresenta la chiusura al fulmicotone di un album genuino, immensamente ricco di passione e carico di trasporto emotivo.
Un disco che, una volta tanto, dimostra come dopo così tanti anni di onorata carriera si possa avere ancora tanta voglia di divertirsi e far divertire a colpi di grande musica.
Un applauso per mr. Travers, la sua band e per questo piccolo capolavoro che prende il nome di “Can Do”!
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