Recensione: Cancel Life
“Calcel Life” segna il ritorno sulle scene discografiche dei norvegesi Fatal Impact, già noti al pubblico dell’heavy e del power per album come Law Of Repulsion (2008) ed Esoteria (2013).
Malgrado sia passato qualche tempo dall’ultima release della nordica band, ben poco sembra essere mutato nei pilastri ispirativi del gruppo. Lo stesso, difatti, si palesa lavoro dedito, come sempre, ad un suono oscuro e tenebroso, incardinato da qualche parte tra metal classico, echi dei Mercyful Fate ed influssi power, pure se qua e là ingranato in qualche innesto di – pur cupa – melodia.
Suoni oscuri prevalgono, dunque, da queste parti: Just a Memory, ad esempio, è una canzone (tra le meglio congeniate della collezione), lenta ed atmosferica, arricchita e caratterizzata da interessanti tocchi di tastiere. E pure Eastern Star è cadenzata e suggestiva, sebbene innervata da chitarre dalle impetuose impennate heavy metal.
Anche Way of the Witch si apre con una tenebrosa tessitura ad opera dei tasti d’avorio, per poi schiudersi in una veloce cavalcata power metal, mentre Too Many Years si mostra come un brano di più elevata estrazione epico-melodica.
Altrove prevale una componente più orientata a irruenti suoni hard. E’ il caso di The Believer e, ancor di più, Cancel Life, canzoni “pesanti”, ondeggianti tra virulenti lick di chitarra e un canto più limpido e arioso. Il ritmo si fa ancora più veloce in Manchurian Candidate (vorticosamente heavy) e Mindwar (infarcita di ficcanti riff della sei-corde, ritmi arrembanti e voce a tratti caliginosa, a tratti filtrata in ritornello più melodico).
Ma anche nelle tracce più energiche e/o armoniose, la linea di demarcazione verso territori sonori più oscuri resta sottile, e atmosfere come quelle di Hidden in Plain Sight, tra solennità e tenebra, appaiono fare sempre capolino, rendendo il suono talora monocorde e privo di particolari guizzi creativi.
Nel nuovo platter, insomma, i Fatal Impact si dimostrano competenti e capaci di buone performance strumentali, nonché abili nel dar vita ad alcuni brani di buon impatto. Cancel Life, comunque, risulta troppo uniforme e senza vette d’ispirazione particolarmente distintive, risultando verisimilmente intrigante per chi ama le sonorità a cui fa riferimento, ma senza far gridare al miracolo.
Francesco Maraglino