Recensione: Can’t Take Away the Fire

Di Stefano Ricetti - 26 Marzo 2025 - 8:26
Can’t Take Away the Fire
Band: Raven
Etichetta: Silver Lining Music
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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70

I Raven, un po’ come gli Anvil, negli anni hanno assunto il ruolo di tipica band di culto. Così come i crazy canucks, anche la premiata ditta Gallagher Bros & Co. dopo i fasti raccolti agli inizi della carriera, in grado di farla amare incondizionatamente dal popolo metallico tutto sulla spinta di uscite veramente degne di nota, man mano ha poi ripiegato, inconsapevolmente o meno, verso un pubblico di fedelissimi, veri e propri ultras della serie “toccatemi tutto ma non i miei Raven!”.

Questo semplicemente perché, ripetendo all’infinito la stessa formula, è inevitabile che poi l’effetto sorpresa svanisca, complice anche una sorta di adagio operato dallo stesso gruppo in ossequio a una ferrea integrità artistica. Particolarità che li pone, al di là dei gusti di ognuno, nell’Olimpo degli intoccabili dell’Acciaio.

Ridendo e scherzando, i due fratelli Gallagher, John (voce, basso) e Mark (chitarra)  è dal lontano 1974 che suonano musica ad alto volume. La band prese forma per l’appunto a Newcastle quell’anno per poi esordire con la mitica Neat Records su di un 45 giri nel 1980.

Oggi, nel 2025, per festeggiare il mezzo secolo più un anno di milizia metallica attiva – non si sono mai sciolti, i Corvi – pubblicano su Silver Lining Music un EP contenente otto canzoni di cui cinque inedite e tre catturate dal vivo. Can’t Take Away the Fire, questo il titolo del lavoro, esce in edizione limitata a mille copie in Cd numerate e autografate una per una a mano dai tre Raven, ossia John e Mark Gallagher più il batterista Mike Heller, con loro dal 2018. Ad accompagnarlo, un libretto di dodici pagine con tutti i testi e un disegno nelle due centrali. Last but not least, la confezione include anche una toppa commemorativa esclusiva, opportunamente fotografata e aggiunta qui a fine recensione, di otto centimetri di diametro.

Musicalmente, ci si trova di fronte, come sempre, alla celebrazione di quell’athletic Rock da loro stessi coniato, che si traduce poi in heavy speed metal dai tratti selvaggi e irriverenti. Niente di più e niente di meno che il trademark dei Raven.

Black and Blue”, “Power Hungry”, “Gimme a Lie”, sono arrembanti come da previsioni, cambio di registro per la cadenzata, greve e sabbathiana “The Wreckage”, la perla nera dell’EP mentre lo scettro di perla bianca è ad appannaggio della title track, forte di un ritornello ingraziante che molto probabilmente ci troveremo a cantare dal vivo prossimamente, braccio borchiato a cielo, di fronte ai tre Raven a scatenarsi su di un palco.

Ad incrementare il carico da 90 dispensato dal Corvo di Newcastle ci pensano le tre tracce successive, registrate dal vivo: “The Power” nel 2022 a Clifton nel New Jersey (USA), “Architect Of Fear” nel 1991 a Erlangen in Germania, entrambe con Joe Hasselvander alla batteria e “Don’t Need Your Money” con Rob Hunter, catturata ad Amsterdam nel 1984.

Cari, vecchi Raven, se non ci fossero li dovremmo inventare!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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