Recensione: Carnival Days
Frizzanti e piene di entusiasmo ecco arrivare dritte alle nostre orecchie le note degli hard rockers Shiraz Lane. “Carnival Days” è la loro seconda fatica in studio, un sound moderno che non si ferma ad un unico filone, ma che contiene diverse influenze. Parliamo in primis di blues, soprattutto nei primi episodi dell’album, unitamente poi ad impulsi pop, electro ed industrial. In tal senso ‘Harder to Breathe’ rispecchia perfettamente il trend.
Ondate di buon umore ed adrenalina ci riportano alla mente realtà quali Eclipse e Crashdiet, il tutto condito da una prestazione vocale di qualità. Forse quest’ultima risulta a tratti troppo invadente, ottenebrando i suoni di fondo, tanto da non percepire sempre a pieno ciò che gli strumenti vogliono esprimere. Non mettiamo in dubbio le capacità di Hannes Kett, solo ne viene eccessivamente esaltata la prestazione.
Non mancano i momenti più lenti, come del resto i classici fraseggi hard rock sognanti e che indubbiamente riscalderanno i cuori. Potremmo dirvi che l’unico neo è quest’aurea di gioia che diventa un po’ puerile nel proprio intercedere, incessante tendere verso lidi più abbordabili per l’ascoltatore che, a lungo andare, tediano. Punti di vista, sia chiaro, sui quali alcuni potranno soprassedere. Diverso invece è il discorso sull’identità della band che non mostra mai tratti distinguibili, così da non convincerci a pieno.
I Shiraz Lane restano un’ottima realtà a livello tecnico, capace di emozionare ma restando inquadrati in un marasma compositivo già florido. Il tempo ci dirà se sapranno alzare il capo, luminosi di una luce propria che pensiamo possano emanare.
Stefano “Thiess” Santamaria