Recensione: Carnivorous Urge To Kill [Reissue]
Molti dischi gravitano sulle scene musicali senza particolari riscontri, magari sfortunatamente capitati fra mille altre release più blasonate e interessanti, o semplicemente accantonati per noia da eserciti di ascoltatori pignoli. Sta di fatto che restano spesso solo nelle menti dei fan della band, e nel migliore dei casi finiscono riposti in polverosi scaffali dove solo agli acari è consentito il ‘pogo’.
È questo il caso dei Suture, band che attanagliata dalla malinconia ‘dell’amor de lonh’ (amore di lontano), ha deciso di riunirsi per riportare alla luce “Carnivorous Urge To Kill” (2002) in una versione nuova di zecca, facendo affidamento sulle ampie possibilità delle odierne tecnologie di registrazione. Il materiale ripassato efficacemente al vaglio e ripulito dalla nuova produzione, si ripresenta sicuramente più moderno, mantenendo comunque nel complesso, quella durezza old school primigenia che lo caratterizza. Risultato finale, un disco potente, scorrevole, asciutto, incisivo, che sprizza brutalità da tutti i pori, impreziosito dall’introduzione di due tracce “Morbid Sculpture” e “Those Without Eyes” precedentemente assenti, e da un artwork fresco rigorosamente gore che propone come di consueto in ambito brutal, il tema del buon galateo.
Ma le sorprese non finiscono.
I Nostri accolgono nel loro truce rifacimento tre guest d’assoluto prestigio come James Murphy (Death, Obituary, Disincarnate), Rick Rozz (Death, Massacre) e Jim Nickles (ex-Malevolent Creation), con cui ogni buon adepto del metallo più oscuro amerebbe intrattenersi in una cena a lume di cero tra succulente portate di interiora e una bottiglia di ‘AB positivo’ della migliore annata, stretti poi in un idillio dinanzi al romanticismo strappalacrime di un sacrificio caprino, ove il pegno d’amore non sarebbe un anello al dito, ma il dito stesso.
Laureatisi con lode in ‘Storia della mutilazione’, i Suture percorrono egregiamente i sentieri di Cannibal Corpse, Suffocation, Dying Fetus, Malevolent Creation, Skinless ecc, ci sezionano per asportare gli organi e lavorare d’ago e filo, roba da far sembrare Jack lo Squartatore una casalinga isterica improvvisatasi con un ditale e gomitoli di colori imbarazzanti. Tracce come “Deconstructing Anatomy”, “Boneshaw”, “Torn From Mortal Coil” cariche di frenesia spietata, non sono solo una semplice esperienza d’approccio alla degenerazione distruttiva, ma anche e soprattutto un saggio di come si possa concepire con facili mosse un prodotto efficace, dove l’abbondanza di stordimento è dunque generata dal dettaglio singolo mai scelto a caso. L’outro esteso ad undici minuti ad esempio, ci lascia a lungo sospesi fra rumori sinistri e silenzi tombali, per assestarci il colpo finale in un assalto inatteso.
Il lavoro compositivo è soddisfacente ed equilibrato, il guitarwork capitanato da Jason McIntyre e Lance Strickland carico di groove e riffing impetuosi che si alternano a classiche pause scarnificanti, ci fa assaporare i tocchi di classe dei graditissimi ospiti (Murphy, Rozz, Nickles), sotto la presenza incombente del growl tenebroso di Jayson Ramsay e il drumming furente e calcolato di Brent Smith. “Carnivorous Urge To Kill” si mostra in tutto il suo splendore, ritoccato e migliorato, una pratica che dovrebbe prendere piede stabilmente tra le band del metal estremo, per rendere giustizia a dischi altrimenti manchevoli, giacché la migliore fruizione non può prescindere da un ascolto nitido e lineare.
L’idea di riproporre vecchi cavalli di battaglia come destrieri piuttosto che ronzini, è talvolta più proficuo che tentare vanamente di tornare sulla cresta dell’onda con titoli inediti claudicanti e mal congeniati. In un mondo sempre più tempestato dalle diete vegetariane, i Suture ci ricordano come, escludere dal proprio menù un proteico e succulento timballo di carne umana, sia pura follia.
Lasciate dunque, che le fauci di questo disco vi divorino.
Fabrizio Meo
Discutine sul Forum nel topic relativo!