Recensione: Carved In Stone
Nel giorno del mio ventisettesimo compleanno sono ben lieto di spegnere il cellulare per dedicarmi alla descrizione della nuova fatica di quella che è diventata negli anni la mia power metal band preferita. Album dopo album, spallata dopo spallata, sono riusciti a farsi spazio nella mia collezione e ora che sono riusciti a conquistarmi completamente, mi sento quasi in dovere di scrivere quanto segue lasciando che i soliti messaggi di auguri si accumulino sulla memoria del mio cellulare. Per quelli c’è tempo.
Vorrei riuscire ad invecchiare come i Rage.
Sono un gruppo, forse il solo tra quelli che posso dire di conoscere veramente, che in oltre 20 anni di carriera non ha mai perso la sua dimensione ed identità pur stravolgendo più volte la propria line up. Hanno dimostrato nei fatti di avere idee estremamente valide unite all’ardore esecutivo in sede live proprio di una formazione esordiente; non si sono mai piegati alle mode, ma sono rimasti fedeli al sound nel quale credono fermamente. Ritengo senza mezzi che la loro discografia sia impareggiabile nel genere. Non tanto per le masterpiece (ogni grande gruppo ha fatto almeno un paio di disconi), ma soprattutto perché possono mettere sul piatto della bilancia un numero impressionante di ottimi lavori con una frequenza di produzione sbalorditiva. Altro fattore che desta in me ammirazione totale è la qualità delle ultime uscite: “Unity”, “Soundchaser” e “Speak Of Dead” parlano da soli.
In seguito alla dipartita di Mike Terrana (il miglior drummer che abbia mia visto dal vivo) con il conseguente innesto di Andre Hilgers i nostri tornano sul mercato con Carved In Stone sempre sotto la Nuclear Blast a distanza di soli due anni dall’ultimo lavoro. Le parti orchestrali, che in Speak Of the Dead avevano preso il sopravvento nella memorabile suite, vanno in vacanza e lasciano spazio al solito, caro ed amato metal granitico, semplice, essenziale e melodico: il vecchio power metal.
Si inizia con la title track melodica per un crescendo piacevole, ma non troppo originale. Di ben altro spessore il veloce e massiccio singolo Gentle Murders con un riff iniziale alla Victor Smolski (intervista). Chiudo gli occhi e già me lo vedo lì, il nostro guitar hero, volare sul manico anche dal vivo con la solita perfezione esecutiva che caratterizza il suo tocco. Peccato che saranno le solite poche centinaia le persone che si godranno lo spettacolo. Peccato davvero. L’arpeggio di Open My Grave mi porta alla mente, con le sue tinte orientali, Shame On You (cfr. Trapped) e il prosieguo del brano è decisamente convincente e d’impatto: una tempesta che ci investe con forza dirompente alternata a brevi e studiate pause melodiche che caricano nuovamente il successivo attacco. Si spezza il ritmo con una power ballad in crescendo di valore: Without You. Seguono brani più diretti e cattivi come Lost In The Void con un Peavy Wagner indiavolato dietro al microfono ed altri maggiormente ariosi (One Step Ahead) in fase di ritornello. La conclusiva Lord Of The Flies porta a galla l’amore che i Rage hanno sempre coltivato per la musica classica ed orchestrale. Ecco quindi servito l’ottimo connubio con Peavy pronto a duettare con un coro in un brano particolare e ricco di pause ed intermezzi orchestrali altrimenti inesistenti nel resto del cd.
Carved In Stone è una densa spremuta di puro power metal dal sapore antico. Per alcuni tratti sembra di tornare ai tempi di End Of All Days. Un cd di facilissima assimilazione che fin dall’opener mostra i denti e prosegue sugli stessi binari. Sono certo che in generale piacerà ai fans e non avvicinerà di un millimetro i detrattori. Le canzoni ti scuotono in crescendo memorabili, melodici alternati con break pesanti, riff possenti e la solita voce penetrante. Manca l’acuto e forse una tracklist più lunga con qualche variazione in più avrebbe reso il cd ancora più bello di quello che è. L’assenza di Mike, inutile negarlo, si sente in una sezione ritmica in alcuni frangenti un po’ troppo statica per i miei gusti, ma Smolski in fase di riff e solos è il solito mostro ed ha l’acume di non esagerare nei suoi virtuosismi. Insomma i soliti inossidabili Rage per un disco di buon livello. Come forse si sarà capito preferisco nel recente passato sia Soundchaser che Speak of the Dead, ma mentre scrivo ho stampato sulla mia faccia un sorriso di grande soddisfazione. Non per il mio scritto (scusate ma sono arrugginito), ma perché il gruppo del quale ho tessuto le lodi è una certezza alla quale mi posso aggrappare con fiducia ogni volta che inserisco un cd preso a caso dalla loro discografia nel mio stereo.
Paolo “FIVIC” Beretta
TRACKLIST:
01.Carved In Stone
02.Drop Dead
03.Gentle Murders
04.Open My Grave
05.Without You
06.Long Hard Road
07.One Step Ahead
08.Lost In The Void
09.Mouth Of Greed
10.Lord Of The Flies