Recensione: Castle Inside the Eclipse
Thèmes pour la rébellion dei Forteresse è uno dei massimi capolavori in ambito black degli ultimi anni, un disco imprescindibile per chiunque ami il genere e i suoi derivati, e questo Castle Inside the Eclipse, debutto della one man band belga Bloedmaan, ne attinge non a piene mani ma quasi. Imparare dai migliori è sempre una buona scelta, e l’accoppiata di brani iniziale spara in faccia all’ascoltatore due autentici missili, di altissima qualità, tra l’altro. Sezione ritmica ai mille all’ora con tanto di elicotteri a go go, melodie di chitarra ariose, scream devastante al microfono, produzione marcia al punto giusto e il macello è servito. Haunted Melancholic Obsessions spezza le ostilità rivelandosi un lentaccio ben concepito e con le clean appena abbozzate a rendere un buon effetto nel ritornello.
Winged Flight Under the Pale Moon e The Hunter’s Dream tornano a premere il piede sull’acceleratore e confermano il talento del buon Ronarg anche sui minutaggi più dilatati. Nulla di nuovo sotto il sole quindi, però Castle Inside the Eclipse ha delle buonissime frecce al suo arco. Purtroppo il disco offre solo cinque brani e non arriva alla mezz’ora; probabilmente una traccia o due in più sarebbero state ben accette considerata la bontà del materiale, ma siamo costretti ad accontentarci.
Il primo album targato Bloedmaan è senza ombra di dubbio un buon lavoro e un ascolto obbligato nel caso conosciate l’opera dei Forteresse; chiaro, riuscire ad arrivare ad appaiare l’onda d’urto sprigionata dai canadesi in quell’album è un’impresa titanica, ma Ronarg si difende benissimo rispettandone il sound e facendoci ascoltare musica di grande pregio. Se le premesse sono queste, ci sono tutte le carte in regola per sentire parlare ancora (e bene) di questo progetto nel prossimo futuro; nel frattempo godiamoci questo buonissimo palliativo in attesa che il Québec batta finalmente un colpo.