Recensione: Casus Luciferi
E’ un dato di fatto che da qualche anno a questa parte, per ascoltare ancora
del black metal degno di questo nome, bisogna affidarsi all’underground, o a
band che, nonostante un discreto seguito da parte degli appassionati, non
vengono ancora inserite nell’elite dei grandi nomi del passato, ormai in bilico
tra scioglimenti e reunion, alle prese con processi di evoluzione/involuzione,
cambi di rotte e chi più ne ha più ne metta. I Watain si inseriscono in
questo discorso regalandoci un disco che verte unicamente all’esaltazione di
tutto ciò che è black metal, senza rivendicare alcuna ricerca particolare o velleità avanguardistiche, semplicemente dando vita a un disco che stupisce per freschezza
compositiva e per tensione emotiva, senza scostarsi di un millimetro dalla
tradizione.
Possiamo dire con certezza che Casus Luciferi è un album
incredibilmente ispirato, uno di quei lavori in cui si percepiscono in ogni
istante i sentimenti che hanno guidato le azioni dei musicisti, come fossero una
sorta di tramite, un mezzo che dà corpo a visioni terrificanti e
apocalittiche. Musica angosciante, violentissima, viscerale, in bilico tra raggelanti
rasoiate nel classico stile svedese e rallentamenti oscuri, in cui i Watain
hanno il merito di saper donare ai brani di Casus Luciferi quell’alone
di misticismo e di violenza che ha caratterizzato da sempre il genere, mostrando
un songwriting di fattura superiore, articolato ma non dispersivo,
all’occorrenza semplice ma devastante. Un susseguirsi di esplosioni infernali,
in cui ogni singola nota non potrebbe essere stata posizionata diversamente, un lavoro
che riesce a coniugare ricercatezza in fase di composizione con la ferocia
dell’esecuzione, giungendo a una sintesi equilibrata e di incredibile efficacia.
Sì perchè la principale caratteristica di Casus Luciferi è la
carica emotiva che riesce a sprigionare, che rinvigorisce ad ogni passaggio,
presentando sempre sfumature diverse, sempre più disperate e sinistre, a
testimonianza della grande cura del terzetto svedese nel saper bilanciare al
meglio tutte le influenze in canzoni dalla presa immediata, la cui tensione non
cala minimamente col susseguirsi degli ascolti. Tutto questo grazie a un lavoro
di chitarre sublime, in cui si può riscontrare in ogni passaggio, anche in
quelli più tirati, una vena melodica che arricchisce le composizioni, che
attanaglia l’ascoltatore e lo guida nell’ascolto di Casus Luciferi.
Otto brani, otto perle tutte da scoprire, ascoltare e imparare a memoria, ognuna
con una particolare caratteristica da renderla unica. Che siano le sinistre
sfuriate dell’opener Devil’s Blood, le ritmiche avvolgenti, ipnotiche e
violentissime di Opus Dei (The Morbid Angel), che sia lo splendido finale
di I Am the Earth, o l’incedere maestoso della title-track Casus
Luciferi, otto minuti e mezzo di classe purissima, la sensazione è quella di
avere tra le mani un disco straordinario, genuino, composto e suonato da
musicisti incredibilmente ispirati.
A ulteriore conferma della bontà di Casus Luciferi, bisogna
segnalare una produzione adeguata, sporca a dovere ma che non penalizza le
singole prestazioni in favore del caos più totale, con una nota di merito per il
suono del basso che risulta sempre ben distinguibile, a donare ancor più
profondità ai brani. Ottima musica, ottimi testi (scritti in collaborazione con
Funeral Mist, Antaeus e Katharsis), ottimo artwork, per un
disco che si merita la palma di vero capolavoro e futuro classico del genere.
Stefano Risso
Tracklist:
1. Devil’s Blood (mp3)
2. Black Salvation
3. Opus Dei (The Morbid Angel)
4. Puzzles ov Flesh
5. I Am the Earth (mp3)
6. The Golden Horns of Darash
7. From the Pulpits of Abomination
8. Casus Luciferi