Recensione: Caught In This Iless Storm
Il progetto Art Of Simplicity nasce nell’estate del 2003 dalle menti di componenti di gruppi del calibro di Fragile Vastness e Wastefall, il loro monicker deriva dalla voglia di ogni componente del gruppo di far avvicinare l’ascoltatore ad un genere complicato come il progressive combinando perfettamente semplicità ed arte per dare vita ad un sound che nasce dalla creatività e dall’esperienza di tutti i membri del gruppo. Durante l’estate del 2005 viene inciso il demo autoprodotto Asymmetric che viene accolto da critiche favorevoli da parte delle webzine specializzate nel settore. Nel periodo fra l’estate del 2005 e l’inverno 2006 il gruppo da il via ai lavori di composizione del primo full length intitolato Caught In This Iless Storm, registrato nello studio personale della band e distribuito dalla label greca Burning Star Records.
Caught In This Iless Storm è un album difficile da digerire senza vari e attenti ascolti, un disco che nasce da un mix misto delle singole esperienze di ogni componente del gruppo che mette alla luce un lavoro a cavallo fra il sound dei maestri Pink Floyd, King Crimson, Fates Warning e Pain Of Salvation. Quello che ne esce fuori è un prodotto decisamente d’alta classe e ben ragionato; un viaggio mentale che scorre lento, delicato e con una certa pesantezza attraverso atmosfere sognanti e passaggi che si fondono fra atmosfere heavy, prog e jazz, con l’aggiunta di elementi sperimentali tra i quali il violino e strumenti a fiato sempre presenti per tutto il percorso del disco, rendendo il tutto ancora più elegante e raffinato quasi che si trattasse di una composizione per un’opera di musica classica. L’iniziale Vigil trascina l’orecchio dell’ascoltatore verso territori inesplorati della psiche umana; un pezzo dalle mille sfaccettature in cui fa da padrone il suono del violino, capace di far passare in secondo piano il lavoro degli altri componenti del gruppo. Le successive A Search For Numb e From A Frightened Soul proseguono sulla stessa linea già introdotta perfettamente dall’opener; due pezzi che mettono in mostra le abilità dei singoli componenti del sestetto greco che ci guida attraverso un percorso lungo, complicato e senza la minima possibilità di lasciarsi andare a distrazioni di altro genere. Con Iless la band sterza su ritmiche prevalentemente di matrice più heavy spezzando momentaneamente quello che è il ritmo base dell’intero disco per poi passare sui 14 minuti circa della successiva The Last Lust, forse il vero punto di forza dell’intera produzione in cui i componenti del gruppo si lasciano andare in una sfuriata sessione che abbraccia i vari territori del progressive. Il disco arriva verso la fine con Looks From The Mirror, Nothing e la strumentale Asymmetric Act; brani che si muovono su ritmi più sostenuti e meno soffocanti come già si è visto in alcune tracce precedenti, la band riesce a destreggiarsi egregiamente su ritmiche progressive metal con l’aggiunta di un pizzico di melodia che rende l’ascolto ancora più semplice e meno pesante rispetto al resto della produzione.
In conclusione, Caught In This Iless Storm risulta essere un disco decisamente affascinante e pieno di spunti originali che mettono in mostra la qualità di una band ambiziosa che ha in se l’unica pecca di voler stupire a tutti costi; l’inserimento esagerato di troppi effetti strumentali in molti punti del disco rende il lavoro meno omogeneo e difficile da riuscire ad assimilare fino alla fine se non dopo una buona dose di ascolti. Gli Art Of Simplicity sono una band con capacità tecniche e compositive eccellenti, ne sono la prova i molteplici spunti originali in questo loro disco d’esordio, ma la strada per la sufficienza piena è ancora lontana, di sicuro in futuro riusciranno ad avere risultati eccellenti.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Welcome To The Art Of Simplicity
02 Vigil
03 A Search For Numb
04 From A Frightened Soul
05 Iless
06 The Last Lust
07 Looks From The Mirror
08 Nothing
09 Asymmetric Act