Recensione: Cause Of Death
È passato quasi un ventennio da quando è uscito sul mercato Cause of Death
ed al momento l’unica opinione che mi viene da esternare d’istinto è la seguente: questo è vero death metal, uno di quelli più puri che il suolo americano abbia mai creato.
Oggi come oggi non è per niente fuori luogo quindi classificare tale disco tra le uscite più rappresentative del death metal americano. In particolare la Florida è stata una terra capace di generare
sensazioni che successivamente elaborate hanno definito quei tratti distintivi cui molti mostri sacri del genere hanno fatto riferimento nelle loro produzioni: Cannibal Corpse, Morbid Angel e Death per fare qualche nome alla veloce. Ma non ultimi gli stessi
Obituary.
Cause of Death succede al seminale Slowly We Rot (1989) e,
forte di una line up decisamente solida per risorse tecniche, consegue a livello di critica un risultato che si attesta a punta di qualità dell’intero panorama della musica estrema d’oltreoceano.
L’apporto dato in sede esecutiva da un growler ineguagliabile come John Tardy
piuttosto che le inappuntabili ritmiche di Trevor Peres e non ultime le parti soliste che il famigerato ex Death e Testament
James Murphy impartisce, caricano di opprimente ricercatezza ogni motivo ed ogni singolo riff. Uno sviluppo nel complesso comunque molto lineare che presenta inoltre un drumming
incisivo sulle battute in doppia cassa; i passaggi al basso sono perfettamente incastrati negli arrangiamenti adottati a dotare d’ulteriore compiutezza il sound.
Sono i mid tempos mozzafiato, perché mascherati dalla martellante e sparata proposta di ritmiche strabilianti, a
dare un granitico effetto alla tracklist, ma nemmeno vengono a mancare momenti più
veloci. Complessivamente, vuoi per l’uso magistrale della doppia cassa, vuoi per certe andature più sostenute, viene comunque costantemente a determinarsi un equilibrio incisivo quasi unico nel genere. I refrain sono estremamente compatti, coinvolgenti e di presa immediata a differenza d’altre offerte della concorrenza, che
si facevano cerebrali secondi i canoni del death metal più primigenio.
La produzione curata rende onore agli aspetti compositivi impiegati e l’equilibrato peso dato ad ogni singolo strumento rende omogeneo il risultato finale. Ogni approccio diviene così esaurientemente sinergico agli altri per una coesione pressoché inattaccabile.
Con il devasto sonoro di Infected, le tecniche finezze della title track o l’incalzante
Memories Remain e, non ultimo, il capolavoro Chopped In Half, il combo americano è riuscito ad emergere con vigore da un sistema dittatoriale di onnipotenti che, come la storia spesso insegna, ha condannato
all’oblio un sacco di band.
Chi invece ha artisticamente concretizzato una propria idea ha fatto storia. Questo disco
praticamente perfetto ne è un esempio.
– nik76 –
Tracklist:
01 Infected
02 Body Bag
03 Chopped In Half
04 Circle Of The Tyrants (Celtic Frost cover)
05 Dying
06 Find The Arise
07 Cause Of Death
08 Memories Remain
09 Turned Inside Out
Line up:
John Tardy: Vocals
Trevor Peres: Rhythm guitar
James Murphy: Lead guitar
Frank Watkins: Bass guitar
Donald Tardy: Drums