Recensione: Ceasul Aducerii Aminte
Per quanto prolifica sia la scena pagan dell’est europeo, bisogna dire che la Romania è sempre rimasta parzialmente in ombra, stante la maggior parte degli sforzi musicali per lo più orientati verso la Polonia o le repubbliche baltiche. Certo la Romania non è uno dei paesi più in grado di far emergere dei gruppi musicali, e spesso band dal potenziale notevole vengono fagocitate da una promozione scarsa e da una difficoltà intrinseca di suonare e far riconoscere il proprio valore.
Tuttavia, recentemente è apparsa dal nulla una band che ha le idee decisamente chiare. I Bucovina provengono da un’omonima regione impervia rumena e suonano quello che a tutti gli effetti si può definire “Viking Metal”. Viking Metal nel concetto più astratto del termine, che fa leva sull’amore per la propria patria, per la natura e per determinati valori morali. A dire il vero gli stessi autori definiscono il proprio genere “Viking Metal” anche se non parlano di Drakkar, di battaglie sanguinose o delle scorribande di Odino… e il perché è facilmente intuibile. Tra i solchi di questo “Ceasul Aducerii Aminte” scorre un fiume di antica tradizione viking, fatta di riff sontuosi e di ottimi giri di chitarra che spaziano con ampie falcate dai momenti più felici dei Mithotyn a quelli più roventi degli Einherjer di primo pelo, senza lesinare strizzate d’occhio più o meno decise ai Thyrfing dei tempi che furono e ai Bergthrone dei tempi migliori. Non c’è niente da fare, l’aspetto musicale lo rende un CD di media old-school scandinava che farà felici molti di quegli appassionati che recentemente si trovano con le mani vuote a causa della sperimentazione che sta ingolfando le terre nordiche e che ha un po’ trascurato quella musica più leggera, epica e palpitante che ha imperversato alla fine degli anni ’90. Con “epica” naturalmente non s’intende l’accezione drammatica di Bathory o quella assolutamente “bombastica” dei Moonsorrow.
I Bucovina vagano tra i sentieri di canzoni compatte, dotate di eccellente gusto compositivo e di grande gusto melodico, spinti più dal cuore pagano che dalla voglia – al momento piuttosto remota – di guadagnare qualche soldo con il proprio lavoro. Basta sentire l’introduzione strumentale, “Valea Plangerii“, per percepire l’intento della band. Niente tracce troppo atmosferiche, niente ambizioni particolari: solo dannatissimo Heavy-Viking condito da riff pesanti e struggenti senza indulgere in vene troppo folk o melense. La voce del cantante, Bogdan Luparu, è un clean profondo che ricorda vagamente Vintersorg per timbrica senza però ricalcarne le profondità cavernicole.
Di tanto in tanto, peraltro, emergono delle brevi parti in screaming che rammentano all’ascoltatore quanto questo genere debba al movimento del Black Metal di matrice scandinava. Una delle parti vincenti di questo album, oltre al songwriting particolarmente solido e raffinato, è il cantato interamente in rumeno che aggiunge un tocco particolarmente esotico finora mai provato in questo genere.
Il Viking Metal cantato in una lingua romanza ha un certo sapore di novità che spinge ad ascoltare l’intero CD più e più volte solo per provare – nella testa – quelle melodie che da troppo tempo sembravano proprie dei popoli, e della fonetica, scandinavi. Molte tracce meriterebbero di essere menzionate per la loro forza primordiale, in particolare la più che buona “Tara de Dincolo de Varfuri de Brad“, ma questo è un album che va scoperto e assaporato d’un colpo, come un boccale di buona birra.
Certo la produzione non è il massimo, la registrazione è leggermente incerta e il digipak non è esattamente al pari con le migliori produzioni europee, ma per essere un album di debutto questo “Ceasul Aducerii Aminte” merita di essere apprezzato e promosso. Mi auguro con tutta sincerità che questa band faccia più strada possibile, e nel frattempo li aspettiamo al varco con il prossimo lavoro.
I più avanguardisti tra i Viking Metalheads ci pensino attentamente prima di gettarsi nel periglio dell’acquisto di quest’album dalla distribuzione rovinosa, mentre i nostalgici di un certo tipo di pagan si facciano avanti: questo è pane per i vostri denti.
TRACKLIST:
1. Valea plangerii
2. Sunt munti si paduri
3. Luna peste varfuri
4. Strasnic neamul meu
5. Tara de dincolo de varfuri de brad
6. Napraznica goana
7. Vinterdorden
8. Bucovina, inima mea